Esteri

Ecco la conferma: Putin l’Ucraina la vuole tutta. Ombrello Nato unica garanzia

La scenetta della mappa dimostra che non c’è spartizione territoriale negoziabile, se non come tappa verso l’annessione di fatto. Tregua solo se davvero “coreana”

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In una scenetta televisiva di ostentato servilismo, il presidente della Corte costituzionale russa Valery Zorkin ha portato a cospetto del presidente Vladimir Putin, una copia di una mappa francese del XVII secolo, trovata nella sede del massimo organo giudiziario del Paese. Ripreso dalla televisione di Stato, il magistrato ha spiegato, con ossequio: “Perché ve la mostro? Signor presidente, non c’è l’Ucraina sulla mappa!”.

Una creazione di Mosca

Putin ha apprezzato l’omaggio di un documento storico che gli dà ragione e si fa dare un’altra piccola lezione di storia su cose che già sostiene: “Niente Ucraina. Ci sono altri due territori, il condominio polacco-lituano e la Cossacchia (l’attuale territorio dell’Ucraina meridionale, ma senza Crimea, ndr), oltre alla Russia degli zar. Mi sono permesso di mostrarvela per le numerose speculazioni sulle origini e la nascita degli Stati”.

Perché mostrare questa scenetta in televisione? Per permettere a Putin di ribadire in pubblico quel che aveva già dichiarato in televisione mentre lanciava la sua invasione dell’Ucraina: “È stato solo dopo la Rivoluzione d’Ottobre che sono comparsi diversi quasi-Stati e il governo sovietico ha creato l’Ucraina sovietica. È un fatto noto. Prima, non c’era mai stata nella storia dell’umanità nessuna Ucraina”.

In sintesi: l’Ucraina non ha diritto di difendersi perché non ha alcun fondamento legittimo, né storico. Si tratta di una creazione di Mosca e sotto Mosca deve ritornare.

Falso storico

Quel che afferma Putin e il suo alto magistrato è chiaramente un falso storico. Curioso che non notino neppure che la Crimea “che è sempre stata russa”, allora, nel XVII Secolo non fosse parte del nascente impero degli zar: era ancora una provincia ottomana.

E non è vero neppure quel che Putin sostiene sempre: l’inesistenza dell’Ucraina. Le terre abitate dai cosacchi vennero conquistate con la forza, vincendo un’accanita resistenza di un popolo che già aveva resistito ai turchi. Un sentimento nazionale e indipendentista ucraino affiora nel XIX Secolo, assieme alla rinascita di tutte le nazioni europee.

Le due indipendenze

Poco dopo la Rivoluzione d’Ottobre, l’Ucraina proclamò la sua indipendenza il 22 gennaio 1918. E una sua delegazione andò a partecipare alla Conferenza di Pace di Versailles dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, proponendo i confini del nuovo Stato su linee simili a quelle attuali. Non venne “creata” dal regime sovietico.

Venne semmai invasa dall’Armata Rossa e annessa all’Unione Sovietica. L’Ucraina è tornata ad essere indipendente il 24 agosto 1991, pochi mesi prima che la bandiera rossa venisse ammainata sul pennone del Cremlino. E questa è l’indipendenza che conta, perché è stata riconosciuta dalla Russia, Crimea inclusa.

Un disegno imperiale

Perché a Putin non interessa questa storia, ma gli preme negare, a più riprese, l’esistenza storica di una nazione chiamata “Ucraina” che il suo stesso Paese ha riconosciuto? Ovviamente perché la vuole annettere. Perché fa parte del suo disegno imperiale. Non ci sono altre spiegazioni possibili.

È un progetto di annientamento nazionale, come si vede anche dal comportamento delle autorità russe nei territori occupati: rimozione dei simboli nazionali, imposizione della lingua russa, rieducazione della popolazione. Nel suo articolo “Sull’unità storica di russi e ucraini”, del luglio 2021, Putin aveva già spiegato tutte le ragioni del suo progetto espansionista.

Il pretesto del Donbass

La pace di cui tanti tornano a parlare, sperando in una mediazione della Cina, del Papa o della Turchia, su cosa si dovrebbe fondare, dunque? Dal punto di vista russo, la pace si avrà solo a seguito dell’annessione dell’Ucraina alla Russia. Dal 2014, dopo l’annessione della Crimea e all’inizio della guerriglia nel Donbass, la propaganda e la pubblicistica politica russe avevano risuscitato il nome di “Novorossija”, regione geografica del XVIII secolo che comprende i territori del Sud e dell’Est dell’Ucraina.

Apparentemente i russi puntavano alla spartizione del Paese. È in questa lunga fase intermedia che la propaganda russa ha spacciato la sua volontà di conquista con l’indipendentismo del Donbass, dando origine a una serie di equivoci, attirando una parte di opinione pubblica libertaria e indipendentista occidentale e facendo perdere anni di tempo alla diplomazia occidentale alla ricerca di una soluzione autonomista “alto-atesina” per le regioni orientali.

Annessione di fatto e di diritto

Ma con l’invasione su larga scala del 2022 Putin ha dimostrato di non accontentarsi di una spartizione. Puntava alla conquista dell’intero Paese. Nei primi giorni di conflitto, con il fallito putsch a Kiev, puntava a un’annessione “di fatto”: insediare un governo-fantoccio per fare dell’Ucraina una nuova Bielorussia.

Ma col passare dei mesi il Cremlino ha iniziato a puntare all’annessione anche di diritto (e non solo di fatto) dei territori conquistati. E così le quattro provincie di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson sono diventate parte integrante della Federazione Russa. Quindi è sempre più chiaro l’obiettivo di conquista e annessione.

Tregua “coreana”, quella vera

E quindi ha senso parlare di “linee armistiziali”, di “tracciare una riga sul terreno” e puntare al cessate il fuoco, per riprendere a negoziare? Tutto è possibile, ma si tratterebbe, al massimo, di una tregua, non di una pace. Non sarebbe una soluzione stabile, la guerra di annessione russa riprenderebbe appena possibile.

Molti parlano di “scenario coreano”. Ma cosa ha fatto sì che in Corea (dove non è stato firmato alcun trattato di pace) il Nord non abbia più tentato di invadere il Sud? La presenza di truppe statunitensi permanenti, coperte dall’ombrello nucleare. Un’Ucraina occidentale indipendente, senza la presenza di truppe Nato sul suo territorio e senza l’ombrello nucleare, non durerebbe a lungo.

Se anche i russi accettassero di fermarsi su linee armistiziali, le supererebbero di nuovo appena colmate le perdite e ricostruiti gli equipaggiamenti necessari. E non c’è “garanzia” internazionale che tenga, come dimostra la violazione del Memorandum di Budapest del 1994, quando, in teoria, Usa e Regno Unito avrebbero dovuto garantire l’inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina in cambio del suo disarmo nucleare.

L’unica pace possibile (ad eccezione di un completo ritiro di Mosca oltre i confini internazionalmente riconosciuti nel 1991, cosa che potrebbe accadere solo dopo una sconfitta definitiva delle forze russe) è una tregua veramente coreana: con truppe Usa e Nato sul terreno ed ombrello nucleare a garantire che l’avanzata dell’invasore non riprenda mai più.