Esteri

Il dilemma del SAMP/T agli ucraini: tre problemi operativi

Decisione non facile: la nostra difesa sarebbe ridotta del 20 per cento, poi le questioni tecnologia e munizionamento

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In questa ultima fase dell’aggressione russa all’Ucraina l’aviazione e la marina di Mosca stanno prendendo di mira i centri di distribuzione delle centrali elettriche ucraine e molte infrastrutture civili, per via di droni, missili tattici e artiglieria. E ciò nonostante secondo fonti Usa in alcuni settori il fuoco dell’artiglieria russa sia diminuito del 75 per cento (non è chiaro se perché mancano le scorte o per scelta).

Depositi vuoti

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha quindi chiesto altre armi ai Paesi europei, un appello urgente che però deve fare i conti con la realtà, atteso che il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha sottolineato come i depositi Nato siano ormai praticamente vuoti.

Comunque, in questi giorni, il Congresso americano ha deliberato l’invio del sistema Patriot, cioè il fiore all’occhiello della difesa antiaerea statunitense, in aiuto delle forze armate di Kiev dopo un congruo periodo di addestramento.

Il sistema italo-francese SAMP/T

Il sottosegretario per la difesa italiano Matteo Perego di Cremnago ha affermato il 10 gennaio all’agenzia Ansa che non è da escludere che anche l’Italia possa contribuire alla difesa aerea dell’Ucraina, ad esempio, con il sistema del programma italo-francese SAMP-T (Sol-Air Moyenne-Portee/Terrestre), un moderno sistema missilistico per la difesa terra-aria che nell’attuale versione ha capacità di avanguardia nel contrasto delle minacce aeree e dei missili balistici a breve raggio.

Il SAMP/T è, quindi, il sistema europeo di difesa aerea e antimissilistica, sviluppato dall’Italia congiuntamente con la Francia a partire dagli anni 2000 e, secondo alcuni esperti, con efficacia migliore dei citati Patriot americani.

Nel dettaglio, si tratta di un sistema missilistico terra-aria di ultima generazione sviluppato dal consorzio europeo Eurosam (costituto dalle società Mbda Italia, Mbda Francia e Thales) per l’Italia e la Francia. Il sistema d’arma è caratterizzato da una elevata mobilità tattica e strategica (può essere facilmente rischierato per via aerea, navale e ferroviaria) ed è in grado di neutralizzare le minacce dei Tactical Ballistic Missile (TMB). Utilizza missili Aster 30 che possono intercettare aerei in un raggio di 100 chilometri e missili entro 25.

Il sesto pacchetto di aiuti italiano

Tale sistema farebbe quindi forse parte del pacchetto di aiuti militari dall’Italia destinato a Kiev che circa due settimane il presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva prospettato al presidente ucraino Zelensky quale possibile contributo alla difesa aerea dopo una specifica richiesta ucraina resa nota anche dal ministro della difesa Guido Crosetto.

Il sesto decreto sugli aiuti militari all’Ucraina, secondo fonti di stampa non confermate, probabilmente non arriverà prima della fine di questo mese anche nella logica considerazione che la decisione dovrebbe riguardare non solo il possibile invio di una batteria SAMP/T.

Primo problema: la nostra difesa

La Difesa Italiana ha in servizio operativo cinque batterie di difesa aerea SAMP/T e una batteria di addestramento. Inviarne una in Ucraina significa privarsene per la difesa nazionale e soprattutto definire come riorganizzare la stessa in tempi brevi (quasi 700 milioni di euro a batteria), ma questa è una decisione che spetterebbe ai vertici della Difesa a Roma.

Ci sono piani di utilizzo in emergenza delle batterie SAMP/T in base alle eventuali minacce al nostro Paese o alle nostre unità impegnate in operazioni all’estero in operazioni Nato. Ovvio che una batteria in meno equivarrebbe ad una diminuzione del 20 per cento del “pacchetto” capacità difesa aerea a breve raggio italiana.

Secondo problema: la tecnologia

I sistemi di difesa aerea prodotti congiuntamente con la Francia si basano su tecnologie congiunte fra Roma e Parigi e potrebbero essere inviati previo accordo tra i due Paesi e dopo l’invio di un’informazione al Parlamento.

Certo non sarebbe cosa buona se la batteria fornita dall’Italia finisse, in una fase futura del conflitto, in mano russa, mettendo a conoscenza Mosca della specifica tecnologia. Forse i russi non ne hanno necessità, perché non si tratta di apparati modernissimi appena prodotti e dispongono già di ottima tecnologia, ma il rischio c’è.

Terzo problema: le munizioni

Inoltre, esiste il problema del munizionamento (missili molto costosi) di cui aveva accennato anche il segretario generale della Nato. Se gli ucraini decidono di schierare le batterie a difesa di aree strategiche è prevedibile il loro impegno in modo intensivo e quindi un importante dispendio di missili.

Quindi la catena logistica dei rifornimenti assumerebbe notevole importanza, come importanti sarebbero i tempi in cui le forze armate ucraine dovrebbero essere addestrate a utilizzare pienamente le batterie SAMP/T.

Fino ad ora le batterie sono state utilizzate solo a scopo di deterrenza, con manutenzione e necessità logistiche relative. Come per tutti gli armamenti forniti in aiuto a Kiev, la catena logistica del relativo munizionamento assumerebbe una importanza basilare.

I problemi quindi sono molteplici e complessi. Da quando i russi hanno iniziato a bombardare in modo sistematico con i missili, l’Ucraina chiede armi sempre più moderne per la difesa dei propri cieli. Logico che Ue, Nato e Stati Uniti intendano continuare ad assicurare il maggior supporto possibile, anche se questo evidentemente contrasta con il fatto che gli arsenali occidentali cominciano a svuotarsi.

Le pressioni Usa

Circola la notizia che gli Stati Uniti abbiano effettivamente sollecitato l’Italia a fornire con tempestività a Kiev il nuovo pacchetto di aiuti militari, e in particolare proprio i sistemi missilistici antiaerei.

Nello specifico delle pressioni di Washington per accelerare le decisioni di Roma, è stato reso noto che Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti, ha discusso la questione con Francesco Talò, consigliere diplomatico del nostro presidente del Consiglio.

In merito il ministro degli esteri Antonio Tajani ha specificato che i colloqui con Washington sono costanti e normali, data l’importanza attribuita all’Italia nella guerra russo-ucraina, e che comunque si passerà sempre prima dalla discussione parlamentare.

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