Esteri

Il fronte interno: la Francia si ritrova il conflitto in casa

Frutto della scriteriata accoglienza di milioni di immigrati, “cittadini europei” solo sulla carta, che desiderano la jihad, difesi da una sinistra che odia l’Occidente

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Dopo l’incursione di Hamas e la risposta di Israele, nell’Europa occidentale si sono susseguite – e continuano tutt’ora – manifestazioni dichiaratamente pro-Hamas, organizzate da sigle di estrema sinistra con la partecipazione di giovani immigrati musulmani che celebrano i terroristi palestinesi. Parigi, che appena qualche mese fa ha dovuto contenere l’ennesima sommossa degli immigrati, sta impedendo lo svolgersi di manifestazioni pro-Palestina per il timore che sfocino in guerriglia urbana.

Aggressioni anti-ebraiche

In Francia vivono 500 mila ebrei, la più grande comunità ebraica d’Europa, e 5 milioni di musulmani. Il rapporto è di uno a dieci. Le autorità temono un’ondata di violenza. Nell’ultima settimana ci sono state una cinquantina di aggressioni verbali o fisiche ai danni di cittadini ebrei e 12 jihadisti fermati. Il 13 ottobre a Limay, vicino Parigi, un uomo armato di coltello è stato bloccato all’uscita di una moschea, era diretto verso un liceo.

Contemporaneamente ad Arras un ventenne ceceno, figlio di un islamista espulso dalla Francia e fratello minore di uomo incarcerato per associazione terroristica e apologia di terrorismo, ha sgozzato un professore gridando “Allah Akbar” nel parcheggio di fronte alla scuola. Omicidio avvenuto tre giorni prima del terzo anniversario della morte di Samuel Paty, morto in circostanze analoghe, anche lui per mano di un ceceno radicalizzato.

Conflitto in casa

Il governo ha disposto forze di polizia a protezione delle sinagoghe e delle scuole, e reprime sul nascere ogni manifestazione pro-Palestina. La Francia non osserva da lontano il conflitto, lo vive in casa ogni giorno, con il timore di non poterlo più contenere.

Questione demografica

Come abbiamo scritto più volte, è una questione meramente numerica (e di tempo). Se nel 1969 i neonati con nomi arabi costituivano il 2,6 per cento del totale, l’Insee (Istituto nazionale di statistica e studi economici) ha attestato che nel 2019 la percentuale è arrivata al 21,53 per cento. In Francia un neonato su cinque ha un nome arabo.

Questo è il risultato di una scriteriata apertura all’immigrazione. In nome dei “diritti universali” abbiamo accolto milioni di immigrati, “cittadini europei” solo sulla carta, che desiderano la jihad mondiale, che non distinguono diritto e religione. Accoglienza promossa da una sinistra che promuove valori diametralmente opposti a quelli dell’islam, una religione in guerra con l’Europa fin dalla sua nascita che i progressisti difendono perché in fondo odiano l’Occidente, lo vogliono cancellare.

Come abbiamo già detto tutta l’Europa va diventando Francia. Nella nostra bolla post-storica abbiamo archiviato la violenza, ma in un futuro non molto lontano potrebbe “tornare di moda” nell’Europa occidentale, non essere più fissata su di un libro di storia, vista in televisione, in posti lontani. È l’Europa che fagocita se stessa con i suoi “valori”.

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