Esteri

Per archiviare il sánchismo serve un centrodestra spagnolo

Alexandre Chevalier Naranjo: popolo di destra deluso, ma un ritorno alle urne non cambierà lo scenario. Il Pp superi l’ambiguità verso Vox

Il presidente del Pp spagnolo Alberto Núñez Feijóo Il presidente del Pp spagnolo Alberto Núñez Feijóo

Il risultato elettorale in Spagna consegna la quarta economia dell’Ue nell’incertezza e in uno stallo istituzionale senza precedenti. Con Alexandre Chevalier Naranjo, analista politico svizzero di origini spagnole, candidato alle elezioni del prossimo 22 ottobre in Consiglio nazionale e presidente dell’Unione Democratica di Centro (partito nazional-conservatore) nella Città di Ginevra, abbiamo voluto commentare l’esito delle elezioni spagnole, soffermandoci sui fattori che hanno determinato l’attuale ingovernabilità.

Delusione a destra

LORENZO CIANTI: Le elezioni del 23 luglio ci restituiscono un Paese spaccato a metà: né il blocco di destra (172 seggi) né quello di sinistra (171 seggi) hanno la maggioranza per governare. Una situazione di stallo simile al post-elezioni italiane del 2006 quando, in buona sostanza, L’Ulivo di Prodi e la Casa delle Libertà di Berlusconi pareggiarono.

ALEXANDRE CHEVALIER NARANJO: Le elezioni spagnole sono state una delusione per il popolo di destra. È naufragata la promessa del Partido Popular di porre fine al sánchismo, nonostante lo sdegno generale per la concessione dell’indulto ai condannati catalani fuggiti all’estero. Tutto questo dopo che Sánchez ha distrutto l’economia e ha varato dei lockdown che sono stati giudicati illegali dalla Corte costituzionale spagnola.

È fallito il tentativo di un’alleanza Pp-Vox che potesse controbilanciare i disastri di PSOE e Podemos in campo sociale (l’ambigua legge sulla violenza di genere e la Ley trans) e in ambito economico. A proposito di economia: è curioso che i pessimi dati macroeconomici sotto il governo Sánchez siano stati pubblicati una settimana dopo le elezioni. In campagna elettorale i cittadini sono stati assuefatti alla manipolazione dei numeri, ben distanti dalle cifre reali.

Incognita indipendentisti

Non credo che un ritorno alle urne a dicembre possa cambiare lo scenario politico. Una grande difficoltà che vive la Spagna è lo pseudo-federalismo. I partiti indipendentisti hanno un forte potere d’interdizione in alcune comunità autonome, dove esigono la preminenza delle norme locali su quelle nazionali. La Spagna è costruita politicamente per il bipartitismo, morto nel 2013: i partiti regionalisti e nazionalisti ne impediscono la concreta realizzazione.

Governare con questa legge elettorale è un’impresa erculea. La differenza tra l’Italia del 2006 e la Spagna del 2023 è che, sebbene l’Italia fosse spaccata, il Porcellum ha permesso alla coalizione di Prodi di avere una maggioranza di 33 scranni alla Camera dei deputati, solo di due al Senato.

Ora il conteggio dei voti degli spagnoli all’estero ha fatto slittare un seggio di Madrid dal PSOE al Pp, ma il caos persiste. Bisogna capire a che condizioni Sánchez sia disposto a vendere la Spagna a Junts per Catalunya, forza separatista che potremmo considerare davvero di estrema destra.

Tre giorni fa la Procura generale spagnola ha avviato le indagini per arrestare il fondatore di Junts, Carles Puigdemont. Non si può scendere a patti con i nemici dell’integrità spagnola. Finché la sinistra si allea con gli indipendentisti, la stampa tace. Ma se Junts dovesse sostenere un governo guidato da Núñez Feijóo scoppierebbe uno scandalo mondiale. Definirei il risultato elettorale in tre termini: stallo, delusione e preoccupazione.

Il rifiuto dell’identità spagnola

LC: Il presidente del Partito Nazionalista Basco, Andoni Ortuzar, e il portavoce della Sinistra Repubblicana di Catalogna, Gabriel Rufián, si rifiutano di esprimersi in castigliano nei discorsi ufficiali.

ACN: È prassi per i media spagnoli inserire i sottotitoli nei programmi televisivi in cui parlano i leader indipendentisti. Venerdì scorso la nuova maggioranza Pp-Vox nelle Isole Baleari ha cambiato il dominio del sito internet regionale da .cat a .es. È un cambiamento simbolico, ma che traccia la rotta del governo conservatore a Palma di Maiorca. La hispanidad è una caratteristica connaturata a Vox, partito che difende strenuamente la tradizione spagnola.

La demonizzazione di Vox

LC: I media dell’establishment attribuiscono a Vox l’etichetta di partito ultraderechista o di derecha dura. Per quale motivo a sinistra – e anche in alcune fazioni del centroderecha – esiste questo stigma contro Vox?

ACN: Vox nasce dal Partido Popular nel 2013. Santiago Abascal è stato per decenni un esponente di spicco del Pp e ha dato vita a Vox ritenendo che i popolari fossero diventati troppo centristi e che i valori di destra non fossero più rappresentati.

La demonizzazione di Vox è lo stesso fenomeno contro la destra che avviene anche in Italia e in Francia, due nazioni che hanno sperimentato il fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale. Va detto in modo chiaro: i fascismi sono ideologicamente di sinistra, ma il loro feticcio viene agitato dai progressisti contro i partiti patriottici e conservatori.

L’estrema sinistra vuole screditare Vox accusandolo di tramare il “ritorno di Franco”. Il principale argomento contro Alleanza nazionale ieri e contro Fratelli d’Italia oggi era – e rimane – il “ritorno di Mussolini”. Questa ricorsività è tipica dell’Internazionale socialista, i cui dogmi sono radicati in tutta l’Europa occidentale.

Vox partito di governo?

Vox non soffre solo della presenza storica della dittatura franchista, ma anche della retorica deleteria di certa sinistra. Dopo la fase della demonizzazione deve seguire un percorso di normalizzazione. Anche in Svizzera l’UDC, il partito per cui milito, è ritenuto alla stregua di una formazione eversiva. Credo che Vox stia vivendo una “crisi adolescenziale”; non è ancora arrivata la maturità necessaria per essere un partito di governo tout court.

Vox è l’unico partito europeo di destra ad aver perso consenso rispetto a quattro anni fa. Occorre però ricordare che circa venti dei 52 seggi ottenuti nel 2019, a fronte dei 33 attuali, presentavano un differenziale di attribuzione molto basso. Non era una vittoria consolidata a causa di una stortura del sistema elettorale D’Hondt.

Fuego amigo

Il fatto che il potenziale alleato di Vox abbia remato contro è stato sconveniente. Ha pesato la logica del voto utile al Pp: votare Núñez Feijóo in funzione anti-PSOE, tuttavia, non ha premiato i popolari. Il Pp voleva recuperare l’elettorato conservatore perché pensava – a mio avviso inspiegabilmente – di tornare ad essere il partido de la gran mayoría pre-2013. Sánchez, invece, si è alleato senza indugi con i comunisti di Sumar dall’inizio della campagna elettorale.

In Italia avete la fortuna di avere da trent’anni una coalizione di centrodestra grazie a Berlusconi. Questo è un aspetto significativo, poiché la generazione Atreju alla guida di Palazzo Chigi ha sempre dialogato con il mondo forzista, convivendo anche nello stesso partito dal 2008 al 2012.

Il collante del centrodestra italiano, Silvio Berlusconi, non esiste in Spagna. E il Pp, contrariamente a Forza Italia, ha un atteggiamento cerchiobottista. Prima dichiara che non stringerà accordi parlamentari con Vox, mentre i due partiti si alleano da anni a livello regionale e municipale.

Il bacino elettorale di Vox

LC: Puoi descrivere il bacino elettorale di Vox?

ANC: L’elettore medio di Vox è giovane, comunica molto sui social e segue con assiduità gli influencer di destra. È un elettore che non vede la tv, dal momento che Vox non ha spazi televisivi degni di nota. Non a caso, il partito non riesce ad incidere tra gli anziani, la parte più numerosa del corpo elettorale.

I giovani votanti di Vox sono spesso poco qualificati e vivono in contesti socio-culturali eterogenei, dalla provincia profonda ai quartieri cittadini. Vox non ha la capacità di attirare l’elettorato universitario, e questo può rappresentare un limite nel medio-lungo periodo. Due categorie professionali sono particolarmente vicine alle istanze di Vox: impiegati e operai. Lo stesso discorso vale per il Rassemblement National in Francia.

A Vox manca il consenso dei ceti alto-borghesi. Solo sfondando questo tetto di cristallo sarà in grado di rappresentare una destra autenticamente popolare.

Sumar e l’estrema sinistra

LC: I mezzi di comunicazione presentano doppi standard lapalissiani. Perché si tende a edulcorare il radicalismo di Sumar? I comunisti spagnoli hanno i loro scheletri nell’armadio.

ACN: Sumar è una confederazione di quindici partitini di estrema sinistra che vanno dalla sigla storica Izquierda Unida a ciò che resta di Podemos. È nata una guerra intestina tra Podemos e Sumar perché Yolanda Díaz ha estromesso Irene Montero, moglie di Pablo Iglesias, in quanto crede che abbia agito male come ministro nei quattro anni di governo Sánchez.

Il giorno dopo le elezioni Iglesias ha criticato aspramente Sumar perché la confederazione nel suo complesso ha ottenuto meno del risultato peggiore di Podemos. Un’altra componente di Sumar è il movimento locale Más Madrid di Íñigo Errejón, poi rinominato Más País. Errejón è stato tra i (numerosi) leader di Podemos poi fuoriusciti dal partito.

Molti pezzi grossi di Podemos hanno creato dei partiti microbici e personalisti che non avevano alcuna chance con la legge elettorale spagnola. Unirsi o morire: si sono uniti su Yolanda Díaz ma con un’incoerenza filosofico-concettuale di fondo. Proprio come in Italia, l’estrema sinistra si odia visceralmente ed è capace di dividersi su tutto.

L’unico motivo di accordo in Sumar è la sovvenzione alle realtà associative che in Spagna chiamiamo chiringuitos (“chioschi”, ndr) e che si occupano di questioni come il transfemminismo e le lobby Lgbt. Sumar è il movimento dei chiringuitos, degli interessi particolari e del clientelismo.

Il voto Lgbt

In Spagna il voto Lgbt è essenziale e si stima che porti in dote circa un milione di preferenze. Potremmo dire che l’incidenza di un milione su 47 milioni di elettori sia ininfluente, ma la stragrande maggioranza di questa categoria è portata a mobilitarsi quando i chiringuitos si attivano.

Vox ha un gap con l’elettorato omosessuale non perché sia un partito omofobo, ma perché molti gay sono oggetto dell’ideologizzazione izquierdista. Sui tre milioni di votanti di Sumar non escluderei che mezzo milione appartenga alla comunità Lgbt.

Sumar è un partito radical chic della morale che vuole imporre cosa dire, cosa mangiare, cosa pensare, come comportarsi ed è interamente focalizzato sull’assistenzialismo, sulla transizione verde e sui temi Lgbt. La sua è un’inversione delle priorità su tutta la linea, a partire dagli standard comunicativi.

Cancel culture in Spagna

LC: Anche in Spagna si è verificato l’avvento della cancel culture e del wokismo. Sánchez ha abolito l’insegnamento della filosofia nelle scuole secondarie spagnole. Le discipline umanistiche e il libero pensiero sono puntualmente attaccati dalla propaganda dell’estrema sinistra. Si vuole censurare il dissenso cancellando la cultura?

ACN: La società spagnola si è decristianizzata da tempi non sospetti. La Spagna è stata una nazione profondamente cattolica durante il franchismo ma dopo il 1975 ha conosciuto un accentuato scivolamento laicista, secolarizzandosi a ritmi più rapidi dell’Italia.

L’estrema sinistra ha capito benissimo cosa stesse succedendo e ha promosso uno storytelling volto a scardinare le fondamenta della tradizione. La vulgata egualitaria ha dato un assist decisivo all’immigrazionismo, che giustifica i flussi migratori come se fossero una necessità ineluttabile.

L’obiettivo dell’estrema sinistra è di far cadere il sistema che chiamano “patriarcato”. Così facendo, l’islamismo comincia a proliferare anche in Spagna e sta determinando, passo dopo passo, la cancellazione degli stili di vita occidentali con il subdolo pretesto dell’inclusività.

Ayuso leader del Pp?

LC: Isabel Díaz Ayuso può essere una buona leader del Pp?

ACN: Ayuso è schierata nettamente a destra nel sociale ma è più timida sui temi come l’Agenda 2030. La sua leadership sarebbe un pericolo per Vox, perché l’elettore mediamente conservatore si sentirebbe più a suo agio in un Pp di destra. Rispetto a Núñez Feijóo, Ayuso non avrebbe problemi ad allearsi con Vox. Un governo Pp-Vox con a capo Isabel Díaz Ayuso sarebbe questione di attimi.

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