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Commissione Covid sulla strada giusta, occhio al boicottaggio dell’ultimo miglio

Perimetro d’azione molto ampio, dalle restrizioni ai vaccini: rispetto della Carta e “poteri speciali” il fulcro politico-giuridico. Fondamentale la scelta per la presidenza

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Finalmente è stato mosso un passo importante sul fronte della Commissione d’inchiesta sulla gestione sanitaria dell’ultimo triennio. Il perimetro d’azione disegnato dalla Commissione affari sociali della Camera è molto ampio e abbraccia ogni aspetto, compresi quelli assai controversi, riferibili alle decisioni che sono state assunte dai due governi (Conte II e Draghi) che si sono succeduti alla guida del Paese durante l’interminabile fase emergenziale.

Rispetto della Costituzione

I compiti della Commissione sono stati fissati in 28 specifici punti che renderanno certamente gravoso il lavoro dei 30 membri nominati dai presidenti delle Camere ma, allo stesso tempo, permetteranno di illuminare tutti i lati oscuri della vicenda.

Perciò, non può che essere accolta con favore la concreta valutazione delle misure di contenimento adottate nelle fasi iniziali e successive della pandemia, individuando eventuali provvedimenti sprovvisti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia.

Inoltre, la Commissione dovrà pure verificare se tali decisioni siano entrate in rotta di collisione con i principi sanciti dalla nostra Carta costituzionale, se siano state supportate da “adeguato fondamento scientifico” e se siano state adottate nel “rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. A tale scopo, è prevista anche un’analisi comparativa con le normative introdotte da altri Stati europei, mettendo sul piatto della bilancia anche i risultati sanitari ottenuti con minori restrizioni.

Il nodo dei “poteri speciali”

Inoltre, sarà posta sotto la lente di ingrandimento pure “la legittimità della dichiarazione dello stato d’emergenza e relative proroghe, nonché dello strumento della decretazione d’urgenza”. Ora, al di là dell’indiscutibile rilevanza dell’indagine sui sieri e sulle mascherine, è questo il fulcro politico-giuridico di tutta la faccenda perché affronta il nodo finora irrisolto dei “poteri speciali” esercitati massicciamente nell’era pandemica.

Lockdown e restrizioni

Un percorso logico suggerirebbe di iniziare proprio dalla decretazione dello stato d’emergenza che, nato con lo scopo di semplificare e snellire le procedure, ha di fatto permesso al governo di imporre un rigoroso lockdown nazionale con prolungata e pesante limitazione di alcuni diritti fondamentali come quello di movimento.

In pratica, la momentanea interruzione delle attività economiche e sociali si è trasformata nel divieto di uscire di casa se non per impellenze autocertificate con tanto di check-point per le strade italiane.

Addirittura, è stato consentito alle Regioni (con semplici ordinanze) di imporre misure più restrittive di quelle nazionali incoraggiando atteggiamenti assai dispotici e, probabilmente, sprovvisti di un appiglio costituzionale che potessero legittimarle.

La criticità della situazione si è, dunque, palesata su un doppio piano: sia quello formale perché si è agito con atti amministrativi e non aventi forza di legge, sia su quello sostanziale perché i diritti costituzionali possono essere limitati solo a determinate e tassative condizioni.

Obbligo vaccinale e Green Pass

Superata questa fase estenuante e archiviato l’Esecutivo giallo-rosso, si è poi agito (seppur con decreti legge in sostituzione dei Dpcm) con maggiore invadenza nell’ambito delle libertà individuali imponendo l’inoculazione coatta: o attraverso l’obbligo diretto per alcune categorie di soggetti o attraverso quello surrettizio rappresentato dall’orrendo lasciapassare (quello che avrebbe garantito di ritrovarsi tra persone non contagiate o non contagiose, come da improvvida dichiarazione dell’ex premier Mario Draghi nel luglio 2021).

Così, il Green Pass è diventato quasi un corpo contundente scagliato nei confronti non solo dei renitenti ma anche dei dubbiosi o degli esitanti. A differenza di quello che dichiarò l’allora segretario del Pd Enrico Letta (“Il vaccino è libertà e chi è ambiguo sul Green Pass è contro la salute dei cittadini”), la carta verde si è dimostrata uno strumento vessatorio nei confronti di chi è stato costretto a porgere il braccio per non perdere lo stipendio o non dover rinunciare alla vita sociale, e fortemente discriminatorio nei confronti di chi ha deciso di resistere a ogni costo alla puntura di Stato.

Il clima da caccia alle streghe

Peraltro, in un clima insopportabile da caccia alle streghe, in nome di un presunto interesse collettivo si sono sacrificati i diritti individuali snaturando l’essenza stessa di una moderna democrazia liberale che ha assunto le sembianze di uno Stato etico.

Così si è del tutto compressa e compromessa la facoltà di scelta dei cittadini, riservando un trattamento deteriore a chi si è permesso di sollevare obiezioni, additato come uno spregevole no-vax. Eppure, non si trattava di polarizzare lo scontro tra favorevoli (alcuni per costrizione) e contrari alla vaccinazione ma andava assicurata la libertà di scelta, a maggior ragione dopo che si era scoperto che pure i pluridosati potevano contrarre il virus e trasmetterlo.

Forse molti di questi no-vax andavano considerati come dei free-vax, non necessariamente sfavorevoli alle vaccinazioni ma assolutamente contrari a qualsiasi tipo di coartazione.

Pd e 5 Stelle sulle barricate

Naturalmente, messa così la questione, tocca nel profondo il tanto sbandierato modello italiano, le politiche intransigenti dell’inamovibile ministro Roberto Speranza, l’approccio draconiano e inflessibile dei due governi che hanno affrontato l’epidemia.

Perciò, sia il Pd che il Movimento 5 Stelle già si sono posti sulle barricate tacciando la manovra della maggioranza, sostenuta anche dal Terzo polo, come una strumentalizzazione politica e un attacco alle minoranze. Tutto questo lascia immaginare che ci saranno ostacoli e intralci sul cammino della commissione.

C’è già chi cerca di buttarla in caciara lamentando che questa commissione rappresenterebbe un favore per i famigerati no-vax. Invece, ora che la propaganda pandemica è ormai anacronistica, è vero proprio il contrario: l’indagine riguarderà la legittimità delle decisioni che hanno imposto alla stragrande maggioranza dei cittadini un trattamento sanitario obbligatorio sulla base di un inconsistente presupposto scientifico (“Non ti vaccini, ti ammali e muori, non ti vaccini e contagi”).

Per cui, la figura dell’untore di manzoniana memoria viene tirata in ballo in maniera poco convinta e convincente da coloro che credono di poter ancor difendere gli indifendibili dogmi sanitari e le assurde norme liberticide che ne sono derivate.

Presidenza fondamentale

Piuttosto, in questa fase, la vera preoccupazione è assicurarsi che il lavoro della commissione proceda in maniera regolare e spedita. C’è ancora una settimana per presentare gli emendamenti. Probabilmente, le opposizioni di centro-sinistra punteranno su una scelta aventiniana tentando una sorta di boicottaggio.

Fondamentale sarà la scelta di chi sarà chiamato a presiedere l’organismo. Nell’articolo del 19 febbraio, già sono stati esposti i nostri dubbi sulla possibilità che sia eletto il renziano Davide Faraone, all’epoca arcigno sostenitore del Green Pass. Il primo segnale di discontinuità rispetto all’ammorbante contesto pandemico deve venire proprio da questo passaggio fondamentale.

Partire col piede sbagliato significherebbe vanificare fin da subito le possibilità di ribaltare la narrazione orwelliana e riscrivere laicamente la storia di questi ultimi terribili anni.

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