Politica

Vietato difendere Israele a scuola: un prof a rischio sanzione

Andrea Atzeni (coautore di “A scuola di declino”) rischia di fare la fine di Bassani: si è permesso di dissentire dalla propaganda del “Collettivo Primavera” durante il Giorno della Memoria

Israele Palestina map © Lightguard, sitox e Derek Brumby tramite Canva.com

Andrea Atzeni, professore di storia e filosofia al liceo Leonardo da Vinci di Milano, è coautore, assieme a Marco Bassani e a Carlo Lottieri, di “A scuola di declino” (Liberilibri, Macerata 2024), un saggio su come i testi scolastici italiani siano ancora intrisi di ideologia marxista e pauperista, ancora 35 anni dopo la fine del blocco sovietico e del Pci.

Come il professor Bassani venne sospeso, per un mese, dall’Università degli Studi di Milano per aver postato, nel 2020, un meme su Kamala Harris nella sua pagina Facebook , anche il professor Atzeni è nel mirino della dirigenza scolastica e rischia un provvedimento disciplinare per un atto di dissenso. O meglio: per un atto di dissenso al dissenso.

Il “genocidio” a Gaza

STEFANO MAGNI: Il dissenso conformista, accettato da tutte le autorità scolastiche, è quello dei collettivi studenteschi. Il 27 gennaio, a tutti i docenti arriva una email (da un collaboratore della dirigente) con l’avviso che tal Collettivo Primavera farà il giro delle classi per parlare della Memoria. Ma come?

ANDREA ATZENI: Sono passate anche dalla mia classe, due ragazze di cui una la conoscevo, era una mia allieva dell’anno scorso. Avevo notato che il 7 ottobre aveva manifestato idee fortemente antisioniste. Il suo discorso è stato trattenuto, forse era intimidita dalla mia presenza, ma intanto ha detto che, oltre alla Shoah, ci sono stati tanti altri genocidi, senza menzionarne alcuno in particolare. Ma parlando con i colleghi, mi hanno riferito che in altre classi hanno parlato di Gaza. Due parole sulla Shoah e poi si passava a parlare del “genocidio” di Gaza, usando proprio la parola “genocidio”. Il 27 gennaio era dunque solo strumentale, un pretesto per ribaltarne il senso e criminalizzare gli ebrei e demonizzare Israele.

SM: Il collettivo aveva già fatto ampiamente capire le sue intenzioni, preparando un volantino, la cui distribuzione non è stata autorizzata, perché ritenuto troppo politicizzato. Atzeni però l’ha letto:

AA: Una trentina di righe, quattro o cinque sulla Shoah, il resto interamente su Gaza e contro Israele. Si diceva che lo Stato ebraico, sin dalla sua indipendenza nel 1948, è nato sottraendo la terra “ai palestinesi”. E poi ha iniziato da subito a massacrare la popolazione. Si relativizza il 7 ottobre, pur condannandolo, ma considerandolo un nonnulla rispetto al “genocidio” in corso.

SM: Inoltre lo stesso Collettivo Primavera aveva appeso uno striscione, all’interno della scuola, rivolto verso il cortile, rimasto per tre giorni: c’era la bandiera palestinese, c’era il riferimento al “genocidio”. Vicino c’era anche uno striscione più piccolo dedicato a Ramy, “assassinato” dai carabinieri, seguito dal numero 1312 (in codice numerico: ACAB, All Cops Are Bastards).

Il richiamo e l’intimidazione

Se questo è il dissenso riconosciuto e in una certa maniera anche protetta, il dissenso di chi non si adegua non è tollerato. Il professore che protesta per l’azione del collettivo subisce un richiamo immediato:

AA: Ho mandato una mail a tutti i colleghi e a tutti gli studenti, sono stato sarcastico, mi sono chiesto come mai, dopo non aver autorizzato la distribuzione del volantino del Collettivo Primavera, poi i suoi membri hanno girato per tutte le classi a dire le stesse cose. Lo stesso giorno ho mandato anche una seconda email, solo ai colleghi e al Consiglio di istituto, con la foto dello striscione e il volantino del collettivo.

Il giorno dopo era rimasto al suo posto. Allora ho mandato una seconda email chiedendo che venisse rimosso. Tre o quattro giorni dopo, quando lo striscione è stato finalmente rimosso, sono stato convocato dalla dirigente che mi ha consegnato un documento in cui si comunicava l’avvio di una procedura disciplinare. Sostanzialmente ero accusato di aver usato in modo improprio l’email, poi una generica “violazione dei doveri del docente”.

SM: Per circa due mesi il professor Atzeni rimarrà in sospeso, in attesa di sapere se verranno presi o meno provvedimenti disciplinari. Intanto si chiede: “Possibile che tutti i colleghi trovassero normali quegli striscioni appesi? Non si era nemmeno in tempo di occupazione, non ci voleva nulla a farli togliere il giorno stesso”.

Antisionisti in erba

Il professore si è reso conto in altre occasioni quanto sia difficile parlare con i giovani antisionisti in erba.

AA: Ho avvicinato una volta uno dei ragazzi più attivi, fuori dalla lezione, per parlargli. In ogni sua frase c’erano affermazioni che riguardavano fatti mai accaduti, oppure stravolgeva eventi reali, per esempio che Israele è uno Stato razzista, che è nato cacciando la popolazione locale, che sta sterminando la popolazione palestinese sin dalla sua fondazione e a Gaza c’è un genocidio. Chiedendogli da dove avesse preso queste informazioni, non sapeva rispondere. Gli unici riferimenti alle sue fonti erano meme o post diffusi sui social. Nessun libro, solo materiale social, fra cui fake news che abbondano sul web”.

SM: Durante le lezioni, subito dopo il 7 ottobre, Atzeni ha passato un’ora di discussione su quel che era appena successo, facendo leggere alcuni testi di diritto internazionale e di storia.

AA: Non so se li hanno letti, o se è stata un’occasione di imparare qualcosa. Però, in altre classi mi è capitato qualcuno, molto infervorato sulla questione che non voleva sentir ragioni, convinto com’era che ci fosse un genocidio in corso. Ci sono ragazzi che si chiedono e mi chiedono perché l’Italia, l’Europa e l’Onu non intervengano per fermare il genocidio di Gaza, arrestando Netanyahu.

La contro-conferenza

SM: Già c’era stato un precedente. Il professor Atzeni, un anno fa, aveva invitato a parlare (in streaming) il demografo Sergio Della Pergola, per parlare di Israele.

AA: Questa iniziativa è stata contrastata in tutti i modi. Ma mai apertamente. Nessun collega mi ha detto perché non volessero quella conferenza, ma tutti avanzavano obiezioni di tipo burocratico o di metodo. Sembrava che invitare questo esperto potesse “sbilanciare” la scuola, che fosse “fazioso”. In Consiglio di istituto mi rispondevano con circonlocuzioni, con contorsioni incredibili.

Alla fine mi hanno permesso di invitare Della Pergola, ma hanno deciso di organizzare una contro-conferenza, ospite il professor Fabrizio Eva, docente di Geografia politico-economica dell’Università Ca’ Foscari. Il suo intervento, dal titolo “Israele e Palestina: un approfondimento geo-storico”, è durato un paio d’ore e non ha lasciato spazio a domande di alcun genere.

Si è servito delle classiche mappe in cui si vede che Israele conquista tutta la “Palestina”, a spese degli arabi. Pur essendo un geografo, ha anche affermato che Gerusalemme non è la capitale di Israele. Ma questa è Tel Aviv. Parlamento, governo e Corte Suprema sono a Gerusalemme, come si fa a negarlo?