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Il nuovo “pacifismo” di destra come quello della sinistra: appello alla resa e anti-occidentalismo

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“Meglio russi che morti” è il succo del discorso di gran parte dei commentatori di centrodestra in queste settimane di guerra ucraina. Man mano che la guerra si prolunga, l’appello per la resa incondizionata degli ucraini si fa più forte e sentito, condito con discorsi terroristici su possibili escalation e guerre nucleari. Per Vittorio Feltri, così come per l’ex generale di Gladio, oltre che per l’immancabile Toni “non ci sarà nessuna invasione” Capuozzo, il problema di questo conflitto è solo uno e si chiama: Zelensky, il presidente ucraino il cui Paese è stato aggredito. La sua colpa? Resistere ai russi. Più resiste, più sarà il responsabile delle vittime militari e civili del conflitto. Un pacifismo peloso, mascherato da umanitarismo, ma con la stessa logica dei Borg, razza aliena inventata dagli sceneggiatori di Star Trek: “Assimilatevi, la resistenza è inutile”.

Questo pacifismo lo avevamo già visto in azione durante la Guerra Fredda, quando la sinistra di piazza e di opposizione chiedeva il disarmo unilaterale della Nato. Se i sovietici avessero invaso la Germania Ovest, avremmo dovuto accoglierli con i sorrisi e i fiori, se avessimo invece opposto resistenza i sovietici avrebbe potuto innervosirsi. E sai, se una potenza nucleare si innervosisce…. La logica è esattamente la stessa della destra di oggi: se i russi invadono l’Ucraina, i difensori devono accoglierli con tutti gli onori e guai agli europei se provano a protestare. La Nato non sta intervenendo, l’Ue è neutrale, ci limitiamo a mandare armi leggere ed anche la fornitura di vecchi caccia sovietici dalla Polonia viene negata. Al massimo la risposta consiste in sanzioni economiche e una protesta politica all’Onu. Ma per il commentatore di destra, questa reazione pressoché nulla è già da considerarsi un atto di belligeranza. A suo avviso, dovremmo solo voltarci dall’altra parte. E sorridere. Perché se non sorridiamo, i russi si innervosiscono. E sai, se i russi si innervosiscono… hai capito, no?

All’umanitarismo subentra subito il terrorismo psicologico, stile mafioso. Nulla è più terrorizzante della guerra atomica. Si tratta di una paura in gran parte irrazionale, perché un lancio di testate nucleari da parte di Putin significherebbe, prima di tutto, l’autodistruzione militare, totale, della Russia, per cui è altamente improbabile. Ma l’ascoltatore della sinistra di ieri, così come quello della destra di oggi, cedendo al terrore dell’atomica, si arrende all’argomento pacifista.

Come per il pacifismo della sinistra, anche questo nuovo “pacifismo” della destra ha un sottotesto molto evidente: Mosca deve vincere e dominare l’Europa. Mentre la sinistra di allora poteva ammantarsi di un umanitarismo universalista, che era nel suo Dna ed era propagandato da intellettuali e artisti di tutto il mondo occidentale, il nuovo pacifismo di destra è ancora meno credibile, soprattutto se proviene dalla bocca di militari, commentatori e politici che, fino a ieri, non lesinavano consigli di usare la forza contro la minaccia del terrorismo, o anche per difendere i sacri confini da clandestini disarmati. Per tutti loro i confini erano sacri, ma se arrivano i tank russi devono essere aperti.

Questa forma di bispensiero, come Orwell chiamava la narrazione volutamente contradditoria di regime, attecchisce molto, però. E attecchisce assieme alla propaganda russa ancor meno credibile. Fino al giorno prima dell’attacco all’Ucraina abbiamo sentito ripetere, fino alla nausea, che la crisi nell’Est europeo era paragonabile a quella dei missili di Cuba, stavolta con Putin nella parte dell’eroico Kennedy. Come tutti i lettori ricorderanno, la crisi dei missili di Cuba si risolse senza ricorrere alla guerra: Cuba non è mai stata invasa dagli Usa, benché i missili li avesse realmente (in Ucraina, per chi non lo sapesse, non ci sono mai stati missili americani).

Lo slogan sulla crisi dei missili è stato dunque buttato via, subito dopo l’invasione, e ne è subentrato un altro: bisogna denazificare l’Ucraina. E per dimostrare che ci fossero davvero i nazisti, i russi hanno diffuso una serie di storie sul “genocidio” nel Donbass. Il conflitto nell’Est dell’Ucraina è stato combattuto anche da neonazisti, schierati da entrambe le parti per altro. Ma non c’è alcun genocidio nazista, come attestano tutti gli osservatori internazionali. È stato un conflitto, per altro palesemente provocato dalla Russia, per destabilizzare l’Ucraina, ma non uno sterminio. Per di più, nel 2019, la maggioranza assoluta degli ucraini, russofoni inclusi, ha eletto un presidente ebreo, Volodymyr Zelensky, la cui prima lingua è il russo. Nazisti che eleggono un ebreo russofono? Ma la gente (di destra, soprattutto) crede a questa propaganda neo-comunista, anche se è così sempliciotta da non convincere neppure il “Cipputi” di lotta e di fabbrica degli anni ’60.

L’altra propaganda russa che si sta imponendo, destinata ad un pubblico cattolico e conservatore, la sta fornendo la Chiesa ortodossa russa, a partire dal discorso del patriarca Kirill ed è rilanciata prontamente da commentatori conservatori, ma anche l’ex nunzio apostolico degli Usa Carlo Maria Viganò. In questa narrazione, la guerra russa, al di là dell’Ucraina, è uno scontro “metafisico” contro un Nuovo Ordine Mondiale satanico, che vuole l’uomo nuovo e il transumanesimo. L’Ucraina, terra dell’utero in affitto, è anche sede dei “biolab americani” dove si progettano chissà quali altre diavolerie, magari anche una pandemia mondiale. Il credo reazionario è ripetitivo: sentiamo le stesse cose dai tempi della Rivoluzione Francese.

Questa propaganda rafforza enormemente il nuovo “pacifismo” di destra. La guerra deve essere fermata con la resa degli ucraini, perché sono loro dalla parte dei “cattivi”. E siamo noi, noi Occidente, ad aver creato il “mostro” nazista e satanico dell’Ucraina. Esattamente come la propaganda sovietica prima del 1989, la propaganda russa ha creato un tale odio di sé negli occidentali, da invertire i concetti di Noi e Loro. Ma attecchisce così tanto perché molti già ragionano così. La fine di questa guerra, comunque si concluda, dovrà, se qualcuno è intelligente, aprire una fase di riflessione nel centrodestra, un Anno Zero della cultura conservatrice. Si dovrà capire perché l’anti-occidentalismo si è diffuso in modo così capillare. Perché per ora, come nei due anni di pandemia, la nostra destra ha dimostrato di non essere nulla di diverso dalla sinistra: è solo una sinistra che non ce l’ha fatta.