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Il ritorno della vecchia sinistra: il Pd si ricoagula per prendersi tutto approfittando dell’emergenza

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A cosa serve un lockdown. Da mesi ripetiamo che la chiusura paranoica del Paese non risponde a ragioni sanitarie ma solo politiche e finalmente anche gli scettici, gli zelanti, i presuntuosi ne hanno la conferma sotto gli occhi: il Pd, partito sempre più virtuale, si ricoagula, torna a 30 anni fa col ritorno dei mandarini, i D’Alema, i Bersani; disciolta Sinistra Italiana, niente più che una succursale, lo stesso vale per Liberi e Uguali, mentre il grillismo ha compiuto la sua missione travasandosi nella casa madre di sinistra. Dopo tante sigle e tanti make-up, torna il PCI, non più filosovietico ma organico alla dittatura cinese: non è un mistero l’attrazione fatale della vecchia nomenklatura, ma mettiamoci anche Prodi, il democristiano di sinistra, per la Via della Seta. Così, a ridosso della elezione del nuovo capo dello Stato, che potrà essere donna, uomo, transgender, alto, basso, magro, sovrappeso, ma sempre gradito al Pd, alla sinistra come da regola non scritta.

Come si costruisce un regime? Partendo da una emergenza che poi si rende endemica, e che consente il duplice risultato di instillare un terrore sempre più diffuso e irrazionale nella popolazione, e, di conseguenza, di privarla delle sue libertà fondamentali, dei diritti elementari e, a termini di Costituzione, invalicabili. Tutti zitti! Tutti fermi! Nessuno muova un muscolo del viso, come ingiungeva il professore cerbero di Gian Burrasca. Mentre il Paese sta zitto e fermo, senza capire bene perché, il regime si instaura, si blinda, si potenzia e alla fine nessuno si domanda la ragione di niente: è così perché è così e basta, e se le cose non cambiano la colpa è dei no-vax. Dite che contagiano di più gli iperimmunizzati? Non è quello che ci spiegano, la versione ufficiale è un’altra e a noi conviene prenderla per buona. Obbedire, non pensare. Ha cominciato Conte, il parvenu della politica, un premier fatto in laboratorio, ha continuato Draghi, uno che fino a un anno fa non aveva mai praticato la politica italiana, almeno direttamente, e adesso ne ipotizzano un ruolo monarchico, un compendio di tutte le cariche e di tutti i poteri, anche se nessuno ha mai eletto neppure lui.

Fortuna che la democrazia italiana ancora sopravvive per eterogenesi dei fini. Draghi si sentiva già al Colle ma ha peccato di ybris e i partiti, deboli fin che si vuole, hanno immediatamente reagito: adesso è un’anatra zoppa, finge di accettare di restare a Palazzo Chigi, ma è la storia della volpe con l’uva. La volpe è finita in pellicceria e adesso pone le sue condizioni: rimango, ma solo con “pieni poteri”. Certo, certo, gli rispondono i partiti, che sanno benissimo come cuocere le loro rane e i loro draghi.

Il ritorno dei mandarini non è una buona notizia: hanno della democrazia una concezione “progressiva”, leninista, e hanno una fascinazione non solo ideologica per la Cina del presidente a vita Xi Jinping e del capitalismo di Stato che prescinde dai diritti umani. Già oggi la stampa, la magistratura, l’industria culturale e quella del consenso sono ampiamente controllati dalla sinistra, dal Pd: ai mandarini non basterà, tenteranno subito di allargare la sfera di controllo e per questo un eterno lockdown, una emergenza perenne è l’ideale. Sbaglia chi si illude ancora che passato marzo la situazione si risolverà: non c’è più niente da risolvere, lo stiamo constatando già oggi, la “pandemia del raffreddore” non fa paura, è una grande mistificazione come dice Zangrillo, ma conviene tenerla in piedi, isterizzarla: i soldi dell’Europa, soldi italiani in realtà, che tornano indietro ma a carissimo prezzo, ancora non si vedono e comunque sono già totalmente prenotati dai partiti; il quadro politico è come sempre melmoso e stagnante, la sinistra è forte negli snodi del potere ma debolissima quanto a consenso, a peso specifico e va irrobustita secondo ricetta cinese.

Col ritorno dei mandarini c’è aria di resa dei conti e non solo all’interno del politburo, non solo dentro il campo amico, dove chi sembra rischiare di più è Renzi, che comunque guida a sua volta una piccola succursale; si tratta di consegnare il Paese direttamente ai nuovi padroni, di farne, in modo definitivo, una colonia cinese, se possibile con l’avallo di una Unione europea dove peraltro il Pd si pone come rappresentante ufficiale in Italia. Il processo è a buon punto, le libertà civili sono di fatto soppresse, obiettare non si può più, la narrazione ufficiale è pervasiva, il conformismo schiacciante, i cittadini sono divisi, sconcertati, la ripresa è millantata, basata sulle stime prudenziali di Bruxelles e degli osservatori economici di servizio, l’energia comincia a scarseggiare mentre i suoi prezzi esplodono, la burocrazia col China virus ha potenziato a livelli totalitari la sua incidenza, le misure repressive fioccano e nessuno sembra in grado neppure di contestarle, non si dica di opporsi. Il gioco delle varianti, dei ricatti, dei certificati impossibili da sostenere, si è fatto automatico. Grande è la confusione sotto il cielo italiano, la soluzione è eccellente.

Per chi? Per chi ha tutto l’interesse a consacrare la democrazia negativa e repressiva, nemmeno più paternalistica; per la sinistra ortodossa dei D’Alema, i Bersani che aspettavano la loro occasione e, dopo due anni di paralisi, l’hanno avuta e si accingono a regolare i vecchi conti, ma non solo. Dall’altra parte il centrodestra è frammentato e, seppure superiore nei numeri, tuttora incapace di creare una valida alternativa sia da un punto di vista politico che, a maggior ragione, culturale (si ricordi sempre il saggio di Daniele Capezzone, “Per una nuova destra”, che tanto successo sta riscontrando a riprova che esiste una larghissima parte di cittadini che quella nuova destra la aspetta, senza trovarla). La nuova destra non si vede, la nuova sinistra sì: è quella decrepita, murata dei mandarini che tornano, e, questa volta, con tutte le intenzioni di non fare prigionieri. Ovvero di farci tutti prigionieri, secondo quella nuova egemonia gramsciana che in bocca a Speranza, il protetto dei mandarini, pareva un vaneggiamento da ubriachi ed era invece un disegno preciso, una lucida profezia.

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