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La road map per lo stato d’eccezione: Draghi la annuncia, Speranza la detta, gli altri abbozzano

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Impietoso editoriale dello Spectator: “La tirannia senza senso del Covid pass italiano”

L’Italia è l’unico Paese il cui il governo non ha ancora annunciato una data di uscita da restrizioni e obblighi, insomma del completo ritorno alla normalità pre-Covid, né ha ancora indicato gli obiettivi (in termini di contagi, ricoveri, terapie intensive, decessi, vaccinati… qualsiasi cosa) raggiunti i quali verranno rimossi – e ciò nonostante la percentuale di popolazione italiana immunizzata sia ormai vicinissima al 100 per cento e non ci sia alcuna ragione scientifica per dover vaccinare i guariti, come ha spiegato in un magistrale paper Mario Menichella. Mentre alcuni Paesi sono già tornati alla completa normalità, e in altri il governo ha almeno reso nota una data, un percorso, in Draghistan no. Peggio, in Italia non solo non è noto il quando, bisogna innanzitutto chiedersi se mai accadrà.

La settimana scorsa in conferenza stampa è stata posta una domanda precisa su questo al presidente del Consiglio Draghi, che ha risposto di voler “uscire il più presto possibile” dall’emergenza, di voler “eliminare le restrizioni il più presto possibile”. Ma, ha ammesso, “non abbiamo ancora una road map specifica”. “L’intenzione è di uscire con una road map entro pochi giorni”. Ebbene, entro pochi giorni, prima il consigliere scientifico del Ministero della salute, Walter Ricciardi, poi lo stesso ministro Roberto Speranza, in due interviste hanno di fatto anticipato il premier e dettato la road map. Un uno-due che non può essere casuale, ma volto a far capire sia al pubblico che all’interno dell’Esecutivo chi materialmente sta scrivendo questa “road map”, a cui gli altri dovranno adeguarsi. Un messaggio, insomma, rivolto soprattutto a quei partiti di maggioranza – in pratica la Lega – che scalpitano per un ritorno alla normalità dopo aver contribuito ad instaurare il regime di apartheid oggi in vigore.

Il problema è che questa road map non sembra puntare, sia pure progressivamente, alla normalità pre-Covid, ma al contrario dritti allo stato d’eccezione, a rendere permanenti le misure emergenziali, come nei regimi autoritari, pur senza emergenza (tant’è che lo stato di emergenza scadrà il 31 marzo e nemmeno Speranza e i suoi uomini suggeriscono che debba essere prorogato). Dopo la fine dello stato di emergenza, infatti, avverte Speranza su la Repubblica, resteranno ancora l’obbligo di mascherine al chiuso e il Green Pass (di abolizione delle quarantene nemmeno si parla), mentre addirittura è un’ipotesi la quarta dose per tutti dopo l’estate (Ricciardi diceva tra maggio e giugno), nonostante Omicron si sia ormai indiscutibilmente dimostrata un raffreddore e i richiami frequenti possano essere dannosi per il sistema immunitario. “Omicron è un tipo di vaccino e sta facendo un lavoro migliore di quello che stiamo facendo noi con i vaccini”, parola di Bill Gates alla Conferenza di Monaco, non proprio un no-vax.

Dunque, una prospettiva su cui avevamo più volte messo in guardia su Atlantico Quotidiano, al costo di beccarci dei complottisti: avremo le misure di emergenza, pesanti obblighi, restrizioni delle libertà personali, e violazioni della privacy, anche senza emergenza sanitaria – dunque incostituzionali, a maggior ragione perché non più necessarie. Il Green Pass è qui per restare, come strumento di controllo sociale, un vero e proprio interruttore delle nostre libertà personali, che il governo può accendere o spegnere a seconda del nostro grado di obbedienza alle politiche sanitarie (e forse non solo a quelle), premiando chi si adegua e punendo chi dissente con sanzioni penali (queste sono di fatto le privazioni della libertà) extragiudiziali, cioè senza la pronuncia di un tribunale.

Come scriveva Gianluca Spera venerdì scorso, finita l’emergenza, ora c’è il rischio assuefazione alle misure emergenziali ancora in vigore:

“Ecco come una società basata sull’ipocondria e sull’irrazionalità viene incanalata verso l’accettazione di un modello di governo etico e autoritario in cui la sorveglianza in stile cinese non risulta opprimente ma incredibilmente rassicurante e per questo invocata dai più”.

E come scrive oggi Roberto Ezio Pozzo, ormai si governa “a braccio”, è saltato qualsiasi perimetro costituzionale, sia nella gerarchia delle fonti che nel merito dei provvedimenti.

Il prestigioso settimanale conservatore inglese The Spectator ridicolizza così il governo italiano in un editoriale pubblicato ieri dall’esplicito titolo “La tirannia senza senso del Covid pass italiano”:

“Mentre la maggior parte dei Paesi europei, in particolare la Gran Bretagna, sta allentando le restrizioni Covid, l’Italia che ha le più dure, questa settimana le ha rese ancora più dure, anche se i dati mostrano che sono inutili. Forse è perché l’Italia è un Paese in cui cartomanti e guaritori hanno un giro d’affari multimiliardario, che ha il regime di pass vaccinale più draconiano d’Europa. Ad ogni modo, la psicosi di massa acceca i suoi politici e le persone di fronte alla verità”.

E prosegue così:

“Salutato come un enorme successo con fervore religioso dal governo di unità nazionale italiano, guidato dal premier non eletto ed ex banchiere centrale dell’Ue, Mario Draghi, il Green Pass non è stato in realtà altro che un esercizio di inutile tirannia. Eppure, nonostante ciò, a dicembre, il governo Draghi ha introdotto il super Green Pass, che ha reso il regime ancora più tirannico, con la vaccinazione ora obbligatoria per tutti sui mezzi pubblici, e in molti spazi pubblici come ristoranti e bar – anche all’esterno – parrucchieri e stadi… E questa settimana, con il tasso di contagi in caduta libera, la vaccinazione obbligatoria è stata estesa ai luoghi di lavoro per gli over 50″.

Vale la pena continuare nella lettura, non tanto per scoprire verità che i lettori di Atlantico Quotidiano già conoscono, ma per farci un’idea dell’immagine del Paese che sta circolando all’estero (e che determinerà anche il flusso di turisti della primavera ormai alle porte e della prossima estate):

Naturalmente, né il non eletto Draghi né nessun altro nella sua coalizione trans-partitica ammetterà mai che quello che strombazzano come il loro più fiero traguardo è un fallimento. Né lo faranno i media italiani che hanno seguito così supinamente la linea del governo – né gli stessi italiani – tre quarti dei quali sostengono il Green Pass secondo i sondaggi. Hanno tutti troppa faccia da perdere adesso”.

Ma “che la loro ossessiva convinzione sulle meraviglie del Green Pass sia una completa sciocchezza è chiaro da un confronto dei dati tra Italia e Gran Bretagna, che in realtà non ha avuto alcuna forma di pass vaccinale”. La spiegazione del numero del tutto simile di infezioni da dicembre in poi è piuttosto semplice: indipendentemente da tutti quei Green Pass, i vaccinati si infettano l’un l’altro.

La curva si è piegata in Italia a partire dalla seconda metà di gennaio, prima che le ultime strette producessero i loro presunti effetti, esattamente come negli altri Paesi con livelli di vaccinazione inferiori al nostro (alcuni di molto) e in altri, come il Regno Unito appunto, che non hanno mai introdotto Green Pass e obblighi come i nostri. Un fatto inconfutabile. Si può anzi affermare che rispetto alla curva dei contagi di Omicron, i vaccini siano stati neutrali.

Ma “per aggiungere la beffa al danno”, continua ancora The Spectator, da dicembre “l’Italia ha avuto anche molti più decessi per Covid rispetto alla Gran Bretagna (18 mila contro 15 mila, con una popolazione leggermente inferiore a quella britannica). Secondo la John Hopkins University, l’Italia ha avuto 252 morti per 100 mila abitanti contro i 240 del Regno Unito senza Green Pass.

“La lezione è chiara: come mostra la Gran Bretagna, la stragrande maggioranza delle persone ha scelto di vaccinarsi di propria spontanea volontà e non ha bisogno di essere costretta dallo Stato a farlo. In effetti, costringere le persone a farlo – come mostra l’Italia – non funziona”.

Ora, Atlantico Quotidiano non ha mai risparmiato critiche al ministro della salute Roberto Speranza, le cui responsabilità politiche sono enormi, sia della strage di vite che di diritti, ma non ci sta al giochino di scaricarle tutte su di lui. C’è un presidente del Consiglio da cui molti (non qui) si aspettavano legittimamente un cambio di rotta nella strategia anti-Covid. Non c’è stato. C’è un presidente della Repubblica che avrebbe dovuto vigilare sul rispetto della Costituzione, che è riuscito a farsi rieleggere ma ha fatto passare restrizioni delle libertà personali tramite Dpcm – atti amministrativi – e ha firmato senza batter ciglio qualunque decreto; chiusure e restrizioni sono state deliberate da tutto il Consiglio dei ministri, spesso all’unanimità, e i relativi decreti convertiti in legge con il voto di tutti i partiti di maggioranza, con rare eccezioni di singoli. Vi diamo una notizia: se a qualcuno non stanno bene, può non votarle, invece di fingere di essere stato sequestrato da Speranza…

Se il problema del “comunismo sanitario” dipendesse solo da Speranza – cosa che noi non crediamo affatto – ci sarebbe anche un’altra soluzione: presentare una mozione di sfiducia e votarla. Non passerebbe comunque? Se una parte consistente della maggioranza la votasse, pur non passando, stentiamo a credere che non accadrebbe nulla politicamente.

Ebbene, non ci stiamo ad assolvere Draghi e i partiti di maggioranza dalla responsabilità di questa deriva autoritaria di cui non si vede la fine. Come ha ben osservato Enzo Reale su Twitter, “Speranza come parafulmine prelude solo al mantenimento dello status quo, alla fine accettato un po’ da tutti come inevitabile”. Ma nulla è inevitabile, tanto meno un Green Pass che in questa forma non è stato adottato da alcun Paese civile (e incivile).

Nel momento in cui il Green Pass e altri obblighi rischiano di diventare permanenti dopo la fine dell’emergenza, è davvero l’ultima chiamata per le forze politiche di maggioranza che dicono di opporsi al “comunismo sanitario” di Speranza. L’ultima chiamata per un sussulto di dignità. E a strettissimo giro, la delega fiscale con la riforma del catasto, su cui potrebbe essere posta la fiducia, la ratifica del Trattato Mes… Una serie di “ultime chiamate”.

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