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Catastrofismo, vandalismo, cretinismo: vincere facile nella comunicazione di oggi

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Spaventare la gente, inventarsi titoli “acchiappaclic”, metterla giù dura e, nel dubbio, puntare alla catastrofe imminente, magari citando dati letti su Facebook. Ecco un breve vademecum per avere successo nella comunicazione di oggi.

Una insana smania di cercare sempre e solo il lato più negativo delle notizie è ormai la base sulla quale grandi e piccoli comunicatori si affacciano a un uditorio che, evidentemente, premia questo modo di fare notizia ad ogni costo.

Televisioni, radio, grandi giornali ed eroi del web sono troppo occupati a spararle sempre più grosse da nemmeno accorgersi più di contraddirsi spesso, di inseguire filoni informativi farlocchi, mettendoci del proprio per propagarne gli effetti peggiori.

Meteorologia e climatologia

Facciamo qualche esempio pratico. Parliamo di meteorologia e climatologia. Premesso che, in estrema sintesi, va sempre ricordato che la prima studia il tempo atmosferico che farà nel breve periodo, mentre la seconda si riferisce a intervalli temporali di decenni o secoli come minima unità di riferimento.

Già da questo assunto, assolutamente incontrovertibile ed accettato dalla Organizzazione Meteorologica Mondiale, possiamo ben capire che parlare di eventi epocali quando si commentino dati meteo relativi a un lasso di tempo limitatissimo, come considerare cinque anni di eventi accaduti in una sola nazione, è completamente ridicolo e inaccettabile come metodo scientifico.

Ma, se l’intento è quello di fare boom, più che di informare correttamente, ecco i soliti titoli: “l’anno più caldo di sempre”, “la siccità più feroce della storia” e, via crescendo fino al parossismo, sembra di stare sulla soglia dell’annuncio dell’Armageddon finale, gentilmente anticipatoci da chi dice di saperla lunga.

A chi giova

Beninteso, come sempre accade, a qualcuno giova: eccome se giova! Che si parli salute o di risorse energetiche o del clima, mantenersi nel pessimismo più cieco ed irragionevole è la strategia più seguita.

Per usare una figura retorica di facile presa, possiamo dire che, in un mondo fluido e confuso ove una barzelletta come la teoria di Murphy viene comunemente accettata come fosse un dogma della scienza, la posizione prevalente è quella di pensare al peggio: se le cose si metteranno male scatterà l’immancabile “io ve l’avevo detto”, mentre se andranno meglio di quanto previsto si ricorrerà ad un altrettanto scontato “va beh… non è successa la catastrofe ma potrebbe succedere domani”.

Spararla più grossa

Provo quasi vergogna a sciorinare tanta banalità, ma sono convinto di non essere lontano dalla esatta rappresentazione della narrazione prevalente, quella dei soliti “informatissimi”, ossia coloro che vantano un elevato numero di followers, e quindi ritenuti autorevoli per definizione.

Come nello storico sottotitolo della Settimana Enigmistica: “La rivista che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione”, l’autorevolezza sembrerebbe discendere da quanti siano quelli che provano a mantenersi apoditticamente in quel filone di pensiero.

Siccome si è in tanti, troppi, ad uniformarsi a quello schema generale di stampo catastrofista, il merito individuale si riduce a spararla più grossa dei colleghi o, peggio ancora, ad improvvisarsi detentori del principio deterministico degli eventi, ossia del più insidioso scoglio nella difficile navigazione degli scienziati.

Previsioni antiscientifiche

Da sempre, il vero balzo in avanti della scienza è definibile tale soltanto se sia possibile determinare con precisione quando e dove si potrà verificare un evento negativo.

Se non possiamo rispondere a questi due interrogativi, la previsione che indichi come “possibili” degli eventi negativi, per non parlare di quelli distruttivi su ampia scala, non troverà mai accoglimento nell’ambito scientifico e potrà, nella migliore delle ipotesi, costituire un indizio, uno spunto, una fra le tante possibilità e quindi una parte limitata di un ragionamento da completarsi.

Ciò nonostante, se anni fa andava di moda la cretinata di stabilire l’anno esatto della fine dei giacimenti di combustibili fossili, ovviamente subito data per buona da schiere di portavoce dilettanti del “bene comune”, o da interessatissimi operatori e sostenitori politici del settore “fonti energetiche alternative”, compresi quelli che hanno inquinato ed impoverito il pianeta adottando tecnologie e materie prime più pericolose di quelle che volevano sostituire, oggi pare andare di moda fare il conto alla rovescia prima della catastrofe definitiva, come se il pianeta stesse per implodere su sé stesso nel giro di qualche decennio.

Le scemenze di Ultima Generazione

Non vorrei nemmeno parlarne, per non dare importanza a chi non ne ha alcuna, ma ancora ieri sera, in un dibattito televisivo, ho potuto gustarmi le scemenze dei cosiddetti Ultima Generazione, quelli che fanno i blocchi stradali, imbrattano strutture di Stato o deturpano beni artistici.

A ben pensarci, tali atti si riducono a stupidate da punire secondo le vigenti norme (peraltro già presenti, dal 1931, nel nostro Codice Rocco, senza alcuna necessità di introdurne delle nuove) ma senza cadere nel tranello di considerare questi ragazzini o ex ragazzini poco cresciuti come titolari di un pensiero degno di essere almeno ascoltato.

Basta scemenze e pensiamo alle cose serie. Se soltanto si dovesse dare un minimo peso a chi si ritenga autorizzato a portare violenza alla comunità “perché abbiamo poco tempo prima della catastrofe finale” o, peggio ancora, a chi ritenga di essere autorizzato a delinquere “perché questi governi si sono resi responsabili di crimini contro l’umanità, adottando una politica ecologica criminale”, come ho sentito dire iersera, avremmo dovuto, in passato, essere indulgenti con le brigate rosse e, comunque, con tutti gli assassini ammantati d’ideologia estrema.

Incazzati e confusi

Questi nemmeno sanno di cosa parlano, sono ragazzi che stanno ai libri come un calciatore alla filosofia greca, ma consideriamo un altro elemento. Finita nel mondo intero la modestissima avventura parlamentare dei Verdi di varia natura (unico metodo democratico e fattivo di portare avanti le proprie opinioni), ci rimane una crescente schiera di sfigati dalle idee confuse, guarda caso, tutti appartenenti alla sinistra estrema e da questa coccolati e riveriti come eroi.

In realtà, sono incazzati col mondo intero e quindi si ritengono autorizzati a compiere sempre più gravi fatti di disobbedienza civile solo per quel motivo. Non fossero degli ignoranti totali, ricorderebbero chi diceva “Gotti mit uns” e cosa significava.

Giochi pericolosi

Facile crearci dei nemici inesistenti per sfogare la nostra insoddisfazione personale eh? Ancor più facile, nei fatti, giocare con gli atti violenti. Ma, attenzione: è un gioco assai pericoloso, come quelli che scherzano con le armi e che, prima o poi, si fanno male e, peggio ancora, ne fanno agli altri. Sicuramente sbagliamo noi, dando loro visibilità.

Doppiopesisti del pensiero, vietiamo alle televisioni di riprendere gli invasori di campo durante le dirette delle partite, ma siamo pronti ad ospitare nei salotti tv gente che la fa assai più sporca di chi corre seminudo tra calciatori divertiti e per nulla toccati nei loro diritti.

Siccome il mondo sta per finire vale tutto, per cui domani prenderò a sprangate l’auto del mio vicino di casa e, magari, rimedierò pure una bella comparsata, meglio se pagata, in televisione. Mah…

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