L'altra faccia del lunedìSpeciali

L’altra faccia del lunedì – In una settimana infranti tre tabù dei “competenti”

L'altra faccia del lunedì / Speciali

Cerco di mettermi per il momento nei panni dell’italiano normale. Quello che non si occupa di politica, semplicemente perché deve recarsi al lavoro, seguire la famiglia, accompagnare i figli a scuola, gestire i conti di casa, e cosi via. Quello che in Usa un tempo si chiamava uomo della strada e che il ministro francese, gollista e grande scrittore, André Malraux, chiamava negli anni Sessanta “l’uomo del metro alle sei di sera”.

L’Italiano normale sfoglia i quotidiani (sempre meno), vede la tv la sera, compulsa i social. E gli era parso negli ultimi tempi che qualcosa non quadrasse, rispetto a quanto raccontavano. Ma quel dubbio si è fatto certezza nell’ultima settimana, che ha visto crollare tre certezze che persone che si dicevano competenti gli andavano ripetendo.

I competenti con il cuore in mano gli avevano ripetuto che in Italia c’erano i buoni, che entravano in empatia con i disperati “profughi”, e gli insensibili e francamente cattivi, che nutrivano odio. I competenti piangenti gli ribadivano che in fondo fino ad ora erano stati i bianchi a sparare sui neri, e non viceversa. E invece, ecco arrivare San Donato Milanese: con un immigrato intento nientemeno a cercare d’incendiare varie decine di bambini, e che sembra parlare come tanti dei competenti piangenti che infarciscono i salotti dei talk,  le “vittime in mare”, il “razzismo” e così via…

Ancor più, gli avevano detto che, sì, gli immigrati forse potrebbero portare qualche problema, ma basta una parola magica per far scomparire tutto: “integrazione”. Cioè dare loro la cittadinanza. E però l’Erode cremasco era integrato, integratissimo: solo che, diversamente da quanto pensano i competenti lacrimosi, non basta un pezzo di carta per fornire una identità, a chi viene da culture che nulla hanno a che vedere con la nostra.

Poi all’Italiano normale altri competenti o magari gli stessi hanno ripetuto che l’Europa è meravigliosa che, sì, qualche problemuccio lo avrà pure, che però si risolverà non con meno, ma con più Europa. E però, in qualche tg e in qualche giornale, non tutti, all’uomo del metro è parso di sentire e di leggere che la Corte di giustizia europea ha sbugiardato una mascalzonata compiuta dalla Commissione Ue nei confronti delle nostre banche popolari. L’uomo del metro non ha colto molto bene, ma la parola banche gli accende una qual certa luce. E la domanda scatta spontanea: “Non è che l’Europa ci sta fregando e le sue decisioni sono orientate ad avvantaggiare alcuni a svantaggio di altri?”

Questo dubbio si fa ancora più forte quando sta per arrivare il presidente cinese, e l’uomo della strada sente dai tg che Merkel e Macron e quel tale con gli occhiali che si muove in modo confuso sono molto nervosi, protestano, si dimenano, loro che, pare all’uomo del metro, di affari con la Cina ne hanno fatti tanti fino ad ieri.

“Quel tizio che ci ha portato l’euro, Prodi, vuole pure che appendiamo la bandiera azzurra ai balconi e alle finestre. Ma siamo matti?”. Infatti, di bandiere non se ne sono viste, e l’iniziativa tanto ha avuto battage quanto si è rivelata un flop imbarazzante.

Il terzo tabù caduto nella settimana appena trascorsa non era recitato da competenti ma da politici che si proclamavano sempre nuovi e diversi, che su questo hanno prosperato, e che mai e poi mai, giuravano, sarebbero stati coinvolti in alcuna mangiatoia.

Ma ecco che pure da quelle parti sono arrivati gli arresti, gli avvisi di garanzia, le polemiche, il solito polverone. Che anche loro siano come gli altri, si chiede, a questo punto legittimamente, l’uomo del metro?

Crollati, o perlomeno fortemente incrinati, il tabù del partito dei buoni, quello dell’Europa madre severa ma per il nostro bene, anche quando non ce ne rendiamo conto, e quello di fare politica senza sporcarsi le mani? Certamente il nostro italiano medio non ne è più tanto convinto: anche se in tv quelli che diffondevano queste fandonie sono ancora lì, con la stessa sicumera, a ripetere le medesime fole. Meglio allora spegnere la tv e non comprare i giornali.

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