Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI
Oggi si svolge la quinta Congregazione Generale. Il ritmo degli interventi è abbastanza serrato — 35 al giorno — brevi e assai imprecisi. I cardinali non ci capiscono granché: è stato loro assicurato che le finanze della Santa Sede godono di ottima salute, contrariamente a quanto anche loro hanno potuto leggere nei bilanci pubblicati in nome di una “trasparenza” che ora sembra fare acqua da tutte le parti.
La domanda è: le bugie sulle finanze vaticane sono state dette con i documenti pubblicati oppure vengono servite ora ai cardinali giunti da lontane contrade, sperando nella loro quieta ignoranza, tanto per evitare domande imbarazzanti?
L’unica certezza finora acquisita dai porporati è che il cardinale Re, che come decano del Collegio presiede l’assemblea, sia un po’ duro d’orecchio — come spesso capita col passare degli anni — e abbia qualche indugio nell’azionare il microfono prima di parlare: lo accende quando tace, lo spegne quando parla.
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L’argomento Becciu ha subito diviso, e divide ancora, i circa 140 grandi elettori già presenti nell’Urbe.
Quelli che non hanno letto le 800 pagine del fantagiallo giudiziario dato in pasto all’opinione pubblica in gloria di un manipolo di donnette e di maneggioni sono colpevolisti; mentre gli altri, quelli che hanno avuto la pazienza di infliggersi la lettura del pastrocchio prodotto per il cosiddetto “processo del secolo”, sono innocentisti — anche perché iniziano a circolare audio e chat imbarazzanti.
E anche su questo fronte qualcuno cerca di confondere le idee ai suoi confratelli, ben sapendo che la posta in gioco è un’altra, ben più grave: se si accetta che sia l’autorità giudiziaria a decidere chi entra in conclave e chi no, dov’è la libertà necessaria al Collegio per eleggere il Papa?
Luigi Bisignani, Il Tempo, 28 aprile 2025
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