Economia e Finanza

Bankitalia fa i conti alla manovra: 600 euro in più nelle tasche degli italiani

Merito del taglio del cuneo e della nuova Irpef, ma è per 3 famiglie su 4. E la classe media resta a bocca asciutta

Il Fisco lascerà 600 euro in più nel 2024 nelle tasche di quasi tre famiglie italiane su quattro: Bankitalia traduce in modo concreto il taglio del cuneo fiscale fino a 35mila euro di reddito e la rimodulazione delle aliquote Irpef previsti dalla prima Manovra del governo Meloni.

Le misure espansive della Legge di bilancio, prosegue l’istituto di Via Nazionale in audizione davanti ai parlamentari, comporteranno un aumento del reddito disponibile dell’1,5% per le famiglie italiane, appunto in media 600 euro. Non molto, ma comunque la stima di Bankitalia equivale a una torta in faccia per la sinistra, scesa in Piazza a protestare lo scorso fine settimana. Anche perché i benefici saranno concentrati soprattutto nelle fasce di reddito più basse, cioè entro i 25mila euro. Insomma, la Manovra tende la mano a quella parte di popolazione che dovrebbe essere in cima ai pensieri di Pd e M5S.

Sacrosanto aiutare chi fatica a fare fronte all’inflazione quando si tratta di riempire il carrello della spesa o di saldare bollette luce e gas. Per le altre famiglie, prosegue però Via Nazionale, non ci saranno significativi cambiamenti sul carico fiscale. E l’errore strategico dell’esecutivo, per chi scrive, è proprio questo: non concedere nulla alla classe media dissanguata dalle tasse. Cioè agli italiani che guadagnano attorno ai 50-60mila euro lordi annui e hanno ancora un piccolo tesoretto da spendere per sostenere i consumi e quindi il Prodotto interno lordo, a cui sta sparando alle gambe la Bce con il mitra dei tassi di interesse. Il tentativo di Christine Lagarde era quello di centrare il bersaglio dell’inflazione ma l’esito è stato di ferire gravemente sia le imprese del made in Italy sia il mercato immobiliare e dei mutui casa.

La vera sfida del nostro Paese, lo ripete anche Via Nazionale, resta infatti quella di reggere sulle spalle il macigno del debito pubblico mentre cerca affannosamente un sistema per ridurlo, così da evitare problemi quando a gennaio tornerà in vigore il Patto di stabilità, più o meno modificato sulla flessibilità di calcolo degli investimenti e delle spese belliche. Il ministero di Giancarlo Giorgetti sta provando a proteggere il Paese da eventuali attacchi speculativi anche spostando parte del debito pubblico nelle mani dei cittadini con collocamenti di successo come il Btp Valore. L’unico modo per essere davvero più solidi sul fronte del rapporto debito-Pil e  deficit-Pil sarebbe però quello di potenziare il denominatore. Quest’anno infatti l’economia italiana, avverte Palazzo Koch, si espanderà solo di uno stitico 0,7%, meno di quanto stimato nella Nadef, e dello 0,8% nel 2024.

L’alternativa sarebbe tagliare il debito in modo strutturale, ma non sarà facile visti i tassi di interesse da pagare sui bond governativi e il percorso necessario per completare le privatizzazioni, a partire dalla vendita del Monte dei Paschi, che dovrebbe concorrere a creare il cosiddetto “terzo polo bancario” del nostro Paese.

Non solo, secondo l’istituto centrale da poco affidato a Fabio Panetta sarebbe previdente osservare fin d’ora la curva dei conti pubblici sul medio termine. In caso contrario l’Italia corre il rischio di essere costretta a intervenire a posteriori con aggiustamenti fiscali bruschi, cioè con altre tasse dopo la stangata sulle sigarette, o abbozzando uno scostamento di bilancio, che sarebbe fumo negli occhi delle Borse, che venerdì prossimo aspettano il verdetto di Moody’s sul rating del nostro Paese dopo il positivo esame di Dbrs, S&P e Fitch

 

Simili i toni utilizzati, sempre in audizione, dalla Corte dei Conti che invita il governo a rimboccarsi le maniche per trovare le coperture necessarie alle misure già varate, visto la difficile congiuntura. Ieri l’ultima conferma: il costo del denaro ai massimi storici, denuncia Unimpresa, ha fatto “sparire” 64 miliardi di prestiti a famiglie e aziende. Poco soddisfatta anche Confindustria che, pur ribadendo di considerare la manovra “ragionevole”, lamenta come sia incompleta sul fronte degli investimenti e come sottragga un miliardo di risorse al sistema produttivo. L’associazione presieduta da Carlo Bonomi batte quindi cassa, ma dentro ai forzieri del ministero dell’Economia non c’è nulla, se non le “cambiali” per rinnovare Bot e Btp in scadenza.  

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