Esteri

Nirenstein: l’accordo Israele-Sauditi una rivoluzione per il Medio Oriente

Fiamma Nirenstein sui colloqui in corso tra Gerusalemme e Riyad. L’ambizione di Netanyahu è collegare Asia, Africa ed Europa, vivere e cooperare pacificamente

Fiamma Nirenstein

Il possibile storico accordo di pace tra Israele e Arabia Saudita, la minaccia iraniana da cui Gerusalemme e l’intero Occidente devono difendersi. Ne abbiamo parlato con Fiamma Nirenstein, giornalista, scrittrice, editorialista de il Giornale e già vicepresidente della Commissione Affari esteri della Camera.

Progressi continui

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Il premier israeliano Netanyahu all’Assemblea generale dell’Onu ha definito “imminente” lo storico accordo di pace tra Gerusalemme e Riyad. Che ripercussioni avrebbe sulla stabilità del Medio Oriente?

FIAMMA NIRENSTEIN: Nel corso della sua intervista a Fox News il principe d’Arabia Mohamed Bin Salman ha annunciato che ogni giorno ci sono progressi che avvicinano la pace con Israele, negando che l’ostilità dei palestinesi verso eventuali accordi possa determinare alcuno stop alle trattative. Mi è sembrato entusiasta nel pronunciare le sue parole. Io credo che la pace tra i due Stati sarebbe importante per numerose ragioni.

TADF: Quali?

FN: L’Arabia Saudita è il Paese in cui ha sede La Mecca, città verso cui tutti i musulmani del mondo si voltano al momento della preghiera, facendo quindi dello Stato il punto di riferimento per l’islam sunnita.

La minaccia iraniana

L’Arabia ha una profonda frattura nelle relazioni con l’Iran – di religione sciita – a causa della volontà di Teheran di stabilire una distanza invalicabile verso i Paesi di religione differente dalla sua. Non a caso, la stessa frattura per volontà iraniana si è verificata con Israele, che viene minacciato di morte e devastazione quotidianamente.

Il regime degli ayatollah ha arruolato tutto il fronte terroristico palestinese ed ha rifornito di armi avanzate l’esercito degli Hezbollah, oltre ad aver fomentato milizie e strutture militariste in Iraq e Yemen. Organizzazioni utili a perseguire il proprio disegno imperiale che mira a conquistare il mondo. Gerusalemme per l’Iran rappresenta il simbolo principe da conquistare per sottomettere l’Occidente politicamente.

Tuttavia, anche il mondo islamico sunnita viene considerato un rivale dall’Iran, fattore di cui l’Arabia Saudita è perfettamente consapevole: Riad sa che Teheran, avvicinatasi strutturalmente a Mosca ed in trattativa costante per aumentare la cooperazione con la Cina, rappresenta un pericolo vitale per la sua sicurezza. Nonostante le differenze presenti tra i due Paesi, sia l’Arabia Saudita che Israele considerano l’Iran una minaccia profonda, e questo li spinge ad avvicinarsi.

Nuovo Medio Oriente

TADF: Cosa intendeva Benjamin Netanyahu all’Onu quando ha parlato di “nuovo Medio Oriente” grazie all’accordo, mostrando una cartina geografica della regione?

FN: Il premier israeliano ha manifestato l’ambizione di collegare tra essi il continente asiatico, quello europeo e quello africano, permettendo ai Paesi che ne fanno parte di vivere e cooperare pacificamente, puntando al progresso e non alla minaccia bellicista.

Il porto di Haifa, sul mare Mediterraneo, nell’ambizione di Bibi rappresenta lo snodo da cui può partire il progetto di un grande hub energetico, di cui spero faccia parte anche l’Italia, insieme ad Egitto, Cipro e Grecia. Da Haifa può partire anche un sistema di comunicazione ferroviario che attraversi la Giordania, gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita ed arrivi nel Golfo – senza incappare nel sistema navale iraniano, aggressivo e minaccioso – fino a puntare all’India.

Così facendo si formerebbe un sistema di rapporti tra Paesi che si basano sulla modernizzazione e la stabilità dettata dal progresso.

Questione palestinese

TADF: Quali sono le condizioni poste dai Sauditi per concludere l’accordo di pace?

FN: Alcune concessioni ai palestinesi: vedremo cosa Gerusalemme può concedere loro, dato che fino ad ora qualsiasi ipotesi di accordo ne ha incontrato il rifiuto ed in quel Paese c’è un problema strutturale di antisemitismo. Pensiamo al recente discorso del presidente Abu Mazen – finanziatore dei terroristi – che ha giustificato le azioni di Hitler contro il popolo ebraico. L’Arabia Saudita vuole un percorso costruttivo tra Israele e Palestina, che a mio avviso comunque ci sarà. Inoltre, Riyad desidera una struttura energetica civile.

TADF: Chi garantisce ad Israele ed al resto dell’Occidente che la struttura non sarebbe usata a fini militari, come intende fare l’Iran?

FN: Gli Stati Uniti. Quando parliamo di questi accordi ci riferiamo ad un triangolo tra Gerusalemme, Riyad e Washington, mediatore della pace. Deve essere l’America a garantire e semmai gestire questo tipo di struttura, al fine di evitare che lì si creino ordigni atomici.

TADF: Crede che Israele miri ad avvicinare a sé gli Stati musulmani ed isolare così l’Iran, rendendo per tutti sconveniente una guerra tra Teheran e Gerusalemme?

FN: La sua domanda presuppone un isolamento dell’Iran, e rappresenta una grossa concessione ad uno stato canaglia. Teheran non va isolata, ma sconfitta definitivamente. In quel Paese vige un regime che perseguita i suoi cittadini, uccide le donne che non indossano il velo, impicca gli omosessuali e condanna a morte ogni dissidente.

Inoltre, rappresenta il primo Stato al mondo per terrorismo e fornisce alla Russia armamenti avanzati utilizzati nella guerra d’Ucraina contro la popolazione civile. Quello iraniano è un regime criminale che va tenuto fermamente sotto sanzioni e a cui va impedito di compiere azioni vergognose.

TADF: Potremmo assistere ad un attacco preventivo di Israele ai siti nucleari iraniani se Teheran dovesse avvicinarsi troppo alla creazione della bomba atomica?

FN: Gerusalemme e Washington hanno sempre dichiarato che non permetteranno mai a Teheran di dotarsi della bomba atomica. Se l’Iran dovesse avvicinarsi troppo alla costruzione dell’ordigno sarà attaccata, non le verrà permesso di fabbricarla. Joe Biden e Benjamin Netanyahu sono stati categorici su questo tema.

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