Esteri

Pechino deve ancora dimostrare di essere per la pace, non per la Russia

La Cina vuole apparire come pacificatore, non piantagrane. Presentandosi come leader di un fronte più neutrale, Xi spera di allargare le divisioni tra Usa e Ue

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Il presidente della Cina Popolare Xi Jinping si è interfacciato con la sua controparte russa almeno cinque volte dall’invasione dell’Ucraina. Ciononostante, la sua prima telefonata al presidente ucraino è arrivata la settimana appena conclusa , pochi giorni dopo che un diplomatico di Pechino, l’ambasciatore a Parigi, aveva contrariato l’Europa democratica mettendo in discussione la sovranità degli Stati post-sovietici.

Pechino afferma che la tempistica delle dichiarazioni parigine è stata casuale e interpreta l’iniziativa telefonica come l’ultimo passo temporale della Cina Popolare verso una possibile pace. In Europa l’appello al leader ucraino è giustamente visto come il goffo tentativo di contenere le ricadute negative delle dichiarazioni dell’ambasciatore in Francia. In pratica, Xi vuole limitare i danni.

Lo scetticismo dell’Occidente

Dopo l’invasione dello scorso anno, il presidente cinese ha dovuto affrontare crescenti critiche in Occidente per aver mantenuto uno stretto rapporto Mosca, tanto è vero che gli Stati Uniti hanno avvertito Pechino di non fornire armi a Mosca.

Come noto, lo scorso febbraio, la Cina Popolare ha proposto un documento in 12 punti sulla guerra e la sua possibile soluzione, attaccato però in Occidente perché privo di una condanna dell’invasione e perché conteneva velate critiche più alla Nato che alla Russia.

Lo scetticismo verso la condotta di Pechino è cresciuto il mese scorso, dopo che Xi ha compiuto una visita di stato a Mosca ma, come era ampiamente previsto e auspicabile, non ha fatto seguire immediatamente un contatto con Kiev.

Molti analisti occidentali ritengono che lo sfogo dello scorso fine settimana dell’ambasciatore Lu Shaye, che ha persino messo in dubbio la sovranità dell’Ucraina sulla Crimea, abbia avuto lo scopo di rendere indispensabile una telefonata di Xi al presidente ucraino.

Altri sostengono invece che la Cina Popolare si renda conto di dover fare di più per convincere l’Europa della sua sincerità, se vuole partecipare ad un qualsiasi accordo postbellico. Ciò è particolarmente importante in quanto l’Ue inizia a lavorare ad una nuova politica nei confronti di Pechino che dovrebbe essere concordata entro la fine di giugno.

Se Mosca non riuscisse a concludere, come si spera, in modo a lei favorevole l’aggressione, Pechino vuole almeno avere una voce in capitolo in Ucraina dopo il conflitto, per evitare che Kiev si rivolga totalmente verso ovest nel processo di ricostruzione post-conflitto. Insomma, non vuole trovarsi del tutto esclusa. A Roma, nei giorni scorsi, il nostro governo ha già dimostrato che non ci si deve trovare impreparati con il sistema industriale.

L’inviato speciale

Nella conversazione di un’ora tra i due presidenti, Xi ha anche affermato che manderà un suo inviato speciale per fare la spola tra le parti in guerra, il passo forte per cercare di agire come mediatore.

La persona scelta è Li Hui, un diplomatico veterano ed ex ambasciatore a Mosca, attualmente rappresentante speciale del governo cinese per gli affari eurasiatici, che si dovrebbe impegnare con tutte le parti nella ricerca di una soluzione politica alla crisi ucraina.

Questo atteggiamento di Xi sarebbe un significativo indicatore della inesattezza delle voci secondo cui la Cina Popolare sarebbe filorussa e starebbe beneficiando del conflitto. La Cina Popolare in realtà vuole apparire come un pacificatore, non un piantagrane, se si esclude la continua minaccia di aggressione alla Repubblica di Cina-Taiwan.

Per i più critici, la Cina Popolare starebbe prendendo tempo per trovare la propria posizione sulla guerra piuttosto che essere costretta ad assumere una posizione vicina a Nato, Usa e Ue.

Un dialogo con Pechino, in sintesi, potrebbe aiutare a garantire che la Cina Popolare rimanga militarmente neutrale, anche se le attività commerciali tra Cina Popolare e Russia sono in aumento ma, nel contempo, non ci sono prove che il Paese stia inviando armi all’esercito di Putin.

Prima dell’aggressione, Cina Popolare e Ucraina avevano uno stretto rapporto, tanto che si evidenzia la vendita da parte di Kiev, nel 1998, di uno scafo che divenne la prima portaerei del Dragone.

Le reazioni alla telefonata di Xi

I leader europei esteriormente hanno elogiato la telefonata di Xi quale primo passo importante e atteso da tempo, dopo che il presidente francese Macron aveva affermato di ritenere che la Cina Popolare avesse un ruolo da svolgere nell’influenzare la Russia.

Da Washington, tuttavia, hanno risposto con scetticismo, non certi che l’attivismo diplomatico specifico di Xi possa portare ad una sorta di proposta di pace significativa.

Mosca ha subito fatto sapere che l’appello di Xi ha dimostrato la disponibilità della Cina Popolare a compiere sforzi per attivare il processo negoziale, ma ha aggiunto che gli Stati Uniti probabilmente spingeranno gli ucraini a respingere le proposte di Pechino, anche se la Russia si dice pronta ad accogliere tutto ciò che potrebbe avvicinare la fine del conflitto, nonostante sia ancora intenzionata a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati.

Al momento, la telefonata di Xi e la nomina di Li come inviato hanno permesso alla Cina Popolare di continuare a posizionarsi come potenziale pacificatore, avendo fatto però ben poco, per non dire niente per fermare l’aggressione. Per tutti deve essere palese che la Cina Popolare deve dimostrare di essere per la pace, non per la Russia.

I leader europei dicono da tempo che Xi deve parlare con Zelensky, se è seriamente interessato alla pace, e ribadire la sua opposizione a qualsiasi uso di armi nucleari, anche perché l’opposizione di Pechino all’uso delle armi nucleari è una delle poche aree in cui si è apertamente discostata da Mosca, che invece ha ripetutamente minacciato di dispiegarle e utilizzarle.

La competizione con gli Usa

Nel complesso, gli analisti più esperti sostengono che le azioni intraprese da Xi potrebbero nascondere una strategia volta a rafforzare il proprio sostegno contro il suo principale avversario, gli Stati Uniti, con i quali Pechino è impegnata in una competizione sempre più tesa su tutto, dalla difesa della democrazia della Repubblica di Cina-Taiwan, al controllo del Mar Cinese Meridionale, alla supremazia economica e nella tecnologia avanzata.

Presentandosi come leader di un fronte più neutrale, sempre secondo gli analisti, la Cina Popolare spera di creare una separazione tra Stati Uniti e Unione europea, mostrando anche al mondo in via di sviluppo di saper rappresentare una forza per la pace, a differenza di Washington, accusata di spingere per la prosecuzione della guerra.

Rimane il dubbio che Xi abbia fatto una semplice telefonata fine a se stessa per immagine e prendere tempo. L’aggressione continua e la pace rimane lontana, purtroppo.

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