Se l’aborto è un tema scivoloso per Donald Trump, Israele e il conflitto a Gaza sono materia esplosiva per il presidente Joe Biden, che si trova alle prese con una parte maggioritaria della sua stessa base elettorale che esprime un odio viscerale per il Paese a cui sta offrendo sostegno militare nella guerra contro Hamas.
Le pressioni su Israele
Lo abbiamo sottolineato più volte su Atlantico Quotidiano in questi mesi. L’amministrazione Biden ha provato a nascondere dietro la critica al premier Benjamin Netanyahu quella che invece è una radicata ostilità, un esplicito disprezzo della sinistra Usa nei confronti di Israele.
Dall’inizio dell’operazione nella Striscia di Gaza ha fatto di tutto per frenare e legare le mani al governo Netanyahu. E per motivi poco nobili. Nel patetico tentativo di recuperare i consensi della base radicale e filo-palestinese del suo partito, al cui interno non mancano posizioni persino esplicitamente pro-Hamas, Biden sta esercitando pressione su Israele perché si fermi, nonostante non sia ancora raggiunto l’obiettivo della distruzione di Hamas.
Non potendo far mancare il sostegno militare americano allo Stato ebraico, Biden cerca in ogni modo di riequilibrarlo facendo venir meno il supporto politico, non mancando occasione di rimarcare il suo disaccordo con Netanyahu.
La Casa Bianca ha espresso esplicitamente la sua contrarietà all’operazione militare a Rafah (ritenuta necessaria non solo dal “cattivo” Netanyahu ma anche da Benny Gantz) e, ancora più grave, al Consiglio di Sicurezza Onu ha di recente lasciato passare una risoluzione contro Israele, rinunciando ad esercitare il diritto di veto e concedendo una vittoria diplomatica a Cina, Russia e Iran. Biden sta condizionando la politica estera Usa alle sue chance di rielezione. “Ha perso totalmente il controllo della situazione”, attacca Trump. “Ha completamente abbandonato Israele. È un individuo con un basso QI. Non sa dove si trova o chi sta sostenendo”.
L’accusa di genocidio
Quanto l’odio per Israele sia diffuso nella sinistra americana emerge da un sondaggio The Economist/YouGov condotto tra il 6 e il 9 aprile su 1.795 americani adulti. L’opinione maggioritaria oggi negli Stati Uniti è che Israele stia commettendo un genocidio ai danni dei palestinesi. A pensarlo è il 36 per cento degli intervistati, mentre il 34 per cento pensa di no e ben il 30 non sa o non risponde.
Tra gli elettori registrati, i sì e i no sono appaiati al 37 per cento, ma il risultato più significativo emerge se si distinguono gli intervistati per le loro opinioni politiche. Ben il 57 per cento degli elettori orientati a votare Biden, il 63 per cento di chi si identifica come liberal, e il 53 per cento degli elettori Dem, pensano che Israele stia commettendo un genocidio. Tra i potenziali elettori di Trump solo il 15 per cento lo pensa, mentre il 63 per cento pensa che non sia vero, e in percentuali simili anche chi si identifica come conservatore o repubblicano.
Si badi bene: non si tratta di una generica contrarietà all’operazione militare nella Striscia di Gaza, né di critiche per come il governo israeliano la sta conducendo, né di una sfiducia nei confronti del premier Netanyahu, ma di un’accusa di genocidio.
Inflazione e immigrazione
Economia e immigrazione sono gli altri due fianchi scoperti di Biden. L’inflazione è tornata a salire. “Biden ha perso la guerra all’inflazione e sull’economia in generale”, è il titolo di un editoriale di Jim Geraghty su National Review. I funzionari dell’amministrazione Biden, i Democratici e gli editorialisti amici “si strappano i capelli”, non riuscendo a spiegarsi come mai l’elettorato percepisca così negativamente lo stato dell’economia.
“Ma se si guarda nei posti giusti – osserva Geraghty – la frustrazione per l’economia ha perfettamente senso“. Prezzi dei generi alimentari e dei carburanti, nuovi posti di lavoro part-time, debiti per l’auto superiori al valore dell’auto stessa. Gli americani valutano lo stato dell’economia non solo dal tasso di disoccupazione, ma anche e soprattutto guardando alle proprie finanze.
Per quanto riguarda l’immigrazione, secondo un recente sondaggio di Rasmussen il 57 per cento dei probabili elettori concorda con la tesi espressa qualche giorno fa su X da Elon Musk, secondo cui l’amministrazione Biden sta permettendo ad un numero record di immigrati clandestini di entrare negli Stati Uniti con l’intenzione di creare una maggioranza (quando otterranno il diritto di voto o avranno figli automaticamente cittadini statunitensi) che mantenga il Partito Democratico al potere per decenni. “La strategia di Biden è molto semplice: 1. Portare il maggior numero possibile di clandestini nel Paese. 2. Legalizzarli per creare una maggioranza permanente – uno Stato monopartitico. Ecco perché i Dem incoraggiano così tanta immigrazione clandestina. Semplice ma efficace”.