Politica

Chiamatele extratasse: il governo Meloni ha già bisogno di un tagliando?

La destra faccia la destra: più Thatcher, meno Fratoianni. Già solo assecondare il concetto di “extraprofitti” è da comunisti: non esistono extraprofitti, esistono extratasse

Meloni, Salvini e Tajani alla Camera

In questa estate dominata fino ad oggi dal meteo, strumentalizzato per fare terrorismo climatico, con polemicucce da ombrellone di contorno, arriva inatteso un passo falso del governo Meloni di quelli grossi. Per una volta non qualche incauta uscita, non parole, ma fatti. Almeno si parlerà per qualche giorno di qualcosa di concreto. Ed arriva proprio all’ultimo miglio, dall’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva.

La fretta non è mai buona consigliera, né il fatequalcosismo. Quando si pretende di mettere toppe a situazioni di non reale emergenza, solo per far vedere che il governo c’è e fa qualcosa, che non è già in vacanza, il rischio di combinare pasticci è molto alto. E così è stato.

Parliamo della tassa sui cosiddetti extraprofitti delle banche, ma da non sottovalutare l’intervento contro il “caro-voli”.

Sia chiaro, le banche non sono immuni da critiche, E d’altra parte, anche la presidente della Bce Christine Lagarde ha più volte sollecitato gli istituti di credito: “Se crescono i tassi di interesse, le banche dovrebbero aumentare la remunerazione dei depositi dei clienti”. L’eccesso di regolamentazione, le tendenze oligopolistiche del settore, la manipolazione monetaria della Bce, sono tutti temi reali.

Ma qui è la misura adottata che contestiamo, per di più in parte retroattiva, a valere anche sui bilanci del 2022. Non solo e non tanto perché ha provocato le ingenti perdite di ieri dei titoli bancari in Borsa (quasi 9 miliardi) e spiazzato i mercati – che avevano visto nel governo Meloni un governo affidabile e market-friendly, ma che ora avranno ragioni per maturare una percezione più sospettosa.

La tardiva nota serale del ministro Giancarlo Giorgetti, che minimizza gli effetti sulle banche, punta al rimbalzo dei titoli (che ci sarà) stamattina. Ma se davvero l’obolo è minimo, perché dare un’immagine di inaffidabilità per pochi spiccioli? Ma per un’analisi anche giuridica ed economica vi rimando all’esaustivo articolo di Giacomo Canale, mentre qui vorrei sviluppare un ragionamento più politico.

Le forze di maggioranza avevano promesso che non avrebbero introdotto nuove tasse e hanno invece introdotto una nuova tassa i cui effetti finiranno almeno in parte per scaricarsi a valle, su famiglie e imprese. E per cosa? Per rastrellare qualche spicciolo da dare a chi con tassi a zero ha contratto mutui a tasso variabile. Pura demagogia.

Il concetto di “extraprofitto”

Si dice: eh ma quelli delle banche sono utili che arrivano senza meriti, per il solo effetto del rialzo dei tassi da parte della Bce. Si potrebbe rispondere però che era malriposta l’aspettativa di tassi a zero per sempre.

Contestiamo il concetto stesso di “extraprofitto”, che evoca demagogicamente un guadagno in qualche modo e misura ingiusto. Quando un profitto diventa “extra”? E chi decide quando gli utili sono senza meriti? Chi è il giudice? E nel caso di extra perdite, ci sono anche perdite senza colpe che la collettività dovrà rimborsare? Se ho contratto un mutuo a tasso variabile quando i tassi erano praticamente a zero, che meriti ho per ricevere una compensazione, indirettamente anche da chi ha sopportato il maggiore costo di un tasso fisso?

Precedente pericoloso

Questa cosa degli extraprofitti è sfuggita di mano. Sapevamo che la tassa sugli extraprofitti delle compagnie energetiche introdotta dal governo Draghi – e causa di contenziosi e buchi di bilancio – avrebbe costituito un pericoloso precedente. Ma non ci aspettavamo che ad avvalersene sarebbe stato dopo un solo anno un governo di centrodestra.

Anche all’epoca la misura fu giustificata con la presunzione di profitti “immeritati”, con la speculazione etc. Ma è evidente che si è aperto un vaso di Pandora. Ieri le compagnie energetiche, oggi le banche brutte sporche e cattive, domani chissà… Nulla ci assicura che gli appetiti di questo o di futuri governi non si rivolgano ad altri settori. Qualsiasi imprenditore, o lavoratore autonomo, da oggi sa che se il suo settore sta andando particolarmente bene, deve temere che i suoi profitti siano ritenuti “extra” a piacimento del governo pro tempore, e di vederseli quindi espropriare, persino retroattivamente.

Un sogno per la sinistra

Il concetto stesso di extraprofitto è un sogno per la sinistra, un assegno in bianco per tassare senza limiti. Non è un caso, infatti, che una misura simile sia stata introdotta dal governo spagnolo del socialista Pedro Sanchez, un’aliquota del 4,8 per cento applicata al margine d’intermediazione delle banche eccedente gli 800 milioni di euro.

Né è un caso che proprio una tassa sugli extraprofitti fosse contenuta in una proposta di legge presentata il mese scorso dall’ex ministro del Pd Andrea Orlando, il quale infatti ieri cantava vittoria: “Il governo accoglie la nostra proposta di un contributo di solidarietà a carico delle banche, tassando gli extraprofitti accumulati in seguito all’aumento dei tassi Bce, a favore di famiglie e imprese alle prese con la stangata sui mutui”.

Il punto è che non esistono extraprofitti, esistono extratasse. E questa è una.

Per non parlare dell’intervento, se possibile ancora più invasivo, sul trasporto aereo deciso dal ministro Adolfo Urso, dove il governo ingerisce addirittura sulle modalità e sugli algoritmi utilizzati dalle compagnie aeree per fissare periodicamente i prezzi dei biglietti. Ovvio che nei periodi di maggiore domanda costino di più, sono le basi.

Politiche pro-inflattive

Se il problema è l’inflazione, occorrono politiche efficaci per placarla. Ma extratasse e altri interventi distorsivi delle dinamiche del mercato fanno solo danni. Certo, se abbiamo ceduto sovranità all’Ue su praticamente tutto, se in Europa sosteniamo tutte le politiche pro-inflattive, prime fra tutte le politiche climatiche, si fa dura.

Tagliando al governo

Passi l’inciampo dell’ordine del giorno Fratoianni per la patrimoniale, passato qualche giorno fa alla Camera con il parere favorevole del governo. Ma qui, tra guerra alle multinazionali, prezzi calmierati, extratasse, aperture sul salario minimo, premierato, c’è da chiedersi se il governo Meloni non si stia impegnando per realizzare il programma delle opposizioni piuttosto che il proprio.

Mettiamoci pure il record di sbarchi, oltre 90 mila a poco più di metà anno, le violenze quotidiane commesse da africani squilibrati o malviventi, il cedimento pressoché totale alle politiche climatiche di Bruxelles e alla narrazione green, con tanto di eco-teppisti ricevuti dal ministro Pichetto Fratin. Troppi ministri sotto la sufficienza. Ce n’è abbastanza per rimandare il governo a settembre e sperare in un tagliando autunnale?

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