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Guardiani dell’informazione o della narrazione? Il ruolo di NewsGuard

Virginia Padovese (NewsGuard): contrari alla censura, aiutiamo gli utenti a valutare l’affidabilità dei siti di news. Collaborazione con l’Ue ma non sul DSA

fake news

Un recente post di Elon Musk su X ha portato alla ribalta NewsGuard, un’organizzazione precedentemente sconosciuta a molti. E non si tratta di un messaggio particolarmente positivo: “Newsguard dovrebbe essere sciolto immediatamente”, scrive l’imprenditore, a commento di una serie di altri post che evidenziavano lo strano ruolo di NewsGuard. Quali post? In particolare, uno che riportava la notizia di una sua partnership (peraltro apparentemente terminata) con l’Unione europea.

post Musk

Ma andiamo per gradi. Sul proprio sito, NewsGuard si descrive come segue:

Fondata dall’imprenditore dei media e giornalista premiato Steven Brill e dall’ex editore del Wall Street Journal Gordon Crovitz, NewsGuard fornisce strumenti trasparenti per contrastare la disinformazione per lettori, marchi e democrazie. Dalla sua fondazione nel 2018, il suo staff globale di giornalisti formati e specialisti dell’informazione ha raccolto, aggiornato e distribuito oltre 6,9 milioni di dati su più di 35.000 fonti di notizie e informazioni, e ha catalogato e tracciato tutte le principali false narrative che si diffondevano online.

Capiamo bene lo scetticismo di Elon: contrastare la “disinformazione” implica una definizione condivisa di cosa la disinformazione sia, cosa che ovviamente non è possibile. Aggiungiamo che istintivamente condividiamo lo scetticismo di Musk: lungi dal porsi come servizio assolutamente indipendente di analisi e “debunking” delle cosiddette fake news, NewsGuard ha collaborato  attivamente con l’Unione europea, come dichiarato in un comunicato stampa del febbraio 2022 intitolato “NewsGuard crea una partnership con il Joint Centre della commissione europea”

Un approccio molto diverso da quello delle agenzie di rating, che sono indipendenti da tutti i governi e dalle banche centrali. 

Ma per farsi un’idea è sempre buona cosa sentire tutte le fonti. Abbiamo pertanto chiesto un’intervista a Virginia Padovese, Managing Editor & Vice President Partnerships, Europe, Australia and New Zealand at NewsGuard Technologies, cerando di porre domande sui punti che ritenevamo più critici. Anticipiamo subito che alcune domande hanno avuto risposte complete e soddisfacenti, altre… molto meno.

Rating delle fonti

MARCO HUGO BARSOTTI: Il vostro ceo ha affermato che “l’obiettivo della Commissione per il codice aggiornato affermava che gli utenti dovrebbero avere accesso a strumenti per comprendere e segnalare la disinformazione e navigare in sicurezza nell’ambiente online. Però il vostro plugin (estensione del browser) per gli utenti finali, inizialmente gratuito, è divenuto a pagamento…

VIRGINIA PADOVESE: NewsGuard è un’organizzazione privata che vive delle licenze dei propri dati. Esistono aziende che rendono disponibili ai propri utenti la nostra estensione del browser, come ad esempio Microsoft, con la quale abbiamo una partnership e che offre le nostre valutazioni di affidabilità delle fonti sul proprio browser Edge.

Detto questo, ci sono anche tutta una serie di attività di media literacy che portiamo avanti gratuitamente per favorire l’alfabetizzazione ai media nei Paesi in cui operiamo. 

Le biblioteche pubbliche possono scaricare gratuitamente la nostra estensione del browser sui computer dello staff e degli utenti. Offriamo dei training gratuiti ai bibliotecari partner per fornire loro informazioni e materiale da usare in eventi o attività dedicate all’alfabetizzazione ai media e allo sviluppo delle competenze per una navigazione consapevole (qui un esempio). Organizziamo anche gratuitamente eventi per contrastare la disinformazione (qui un altro esempio).

MHB: Alla luce di quanto accaduto nel caso dell’esplosione all’ospedale di Gaza avvenuto il 17 ottobre (la BBC che per due lunghe ore ha usato solo la fonte di Hamas per riportare una notizia rivelatasi falsa) avete modificato il vostro giudizio su BBC? Pensate di farlo? In caso negativo, quali le motivazioni?

VP: La nostra policy è quella di non discutere le analisi di un sito con altri siti. Detto questo, aggiorniamo regolarmente le nostre schede di analisi, soprattutto quando gli eventi lo richiedono. I criteri di valutazione sono spiegati in modo dettagliato sul nostro sito e si possono consultare qui.

I rapporti con l’Ue

MHB: Che rapporti ci sono, ci sono stati o sono in essere tra voi e la Commissione europea o altre agenzie Ue?

VP: I rapporti di NewsGuard con la Commissione europea sono tutti spiegati con trasparenza sul nostro sito. Siamo firmatari del Code of Practice (codice di condotta, ndr) pubblicato nel giugno 2023. Abbiamo inoltre pubblicato le nostre considerazioni sul codice. Qui si può scaricare il form che esplicita gli impegni di NewsGuard nel Code of Practice.

Siamo inoltre membri di IDMO (insieme a Luiss, Rai, Tor Vergata, Pagella Politica, T6, Gedi e Tim), l’Italian Digital Media Observatory, progetto finanziato dalla Commissione europea. Qui l’annuncio dell’avvio del progetto.

Infine, come lei diceva, nel 2022 abbiamo fornito i nostri dati relativi al monitoraggio della misinformazione online al Joint Research Centre, il servizio scientifico della Commissione europea. Il Centro ha utilizzato i dati a scopo di ricerca.

MHB: Avete contribuito alla stesura del DSA e/o alle indagini della Commissione sulla compliance da parte delle piattaforme?

VP: Non abbiamo partecipato ai lavori sul DSA.

No alla censura

MHB: In un articolo su Politico a firma Gordon Crovitz, viene citata la censura europea sul canale satellitare Russia Today. Questa censura ha avuto come effetto la nascita di teorie quali “l’Europa censura il pensiero non allineato con il mainstream”. Non pensate che possano esistere forme alternative di messa in guardia? Ad esempio, continuare a diffondere l’emittente chiedendo a Eutelsat di sovrapporre in tempo reale una sorta di reality check sulle notizie, o magari anche solo il vostro rating, se ne avete assegnato uno a RT News.

VP: Non siamo mai stati in alcun modo favorevoli alla censura. Crediamo fortemente nell’importanza di fornire agli utenti informazioni di contesto sulle fonti che utilizzano per informarsi. È proprio questa la funzione della nostra estensione del browser: non bloccare contenuti, ma offrire più informazioni ai lettori sui siti che forniscono loro le notizie (chi c’è dietro? Chi li finanzia? Come si comportano rispetto a pratiche giornalistiche fondamentali come la correzione degli errori, la distinzione tra notizie e opinioni, e così via?). 

Riteniamo anche importante dare modo ai lettori di leggere le repliche dei siti alle nostre valutazioni, in modo da consentire loro di formarsi un’idea indipendente in totale trasparenza. Proprio per questo, quando analizziamo un sito e riscontriamo delle criticità, ci mettiamo in contatto con il sito stesso per chiedere un commento in proposito e, quando lo riceviamo, lo inseriamo nella scheda.

Pubblichiamo anche sul nostro sito, in una sezione apposita, eventuali critiche o contestazioni ricevute dai siti che abbiamo analizzato in merito alla nostra valutazione, anche qui con l’obiettivo di permettere ai lettori di conoscere il punto di vista del sito stesso e farsi un’idea in proposito, in totale trasparenza.

Le community notes di X

MHB: Sul vostro sito criticate fortemente il concetto di “community note” di X con le seguenti parole: “le Community Notes non riescono a smentire la misinformazione in quasi il 70 per cento delle volte”. Eppure, il concetto di community note adottato dalla X di Musk è simile a quello alla base di Wikipedia (scrittura, verifica e correzione degli articoli da parte della community e non da una società privata unica). Come si spiega questa forte ostilità, considerando anche che tra i vostri advisor figura addirittura un fondatore di Wikipedia

VP: Non c’è assolutamente nessuna ostilità nei confronti delle Community Notes. In un’analisi pubblicata nell’ottobre 2023 abbiamo semplicemente constatato che purtroppo le Community Notes da sole non bastano. Il paragrafo da lei citato si intitola: “Le Community Notes da sole non riescono a smentire la misinformazione quasi il 70 per cento delle volte”. I dettagli del report sono disponibili qui. Dal nostro report:

Il fatto che X faccia affidamento al fact-checking in crowdsourcing attraverso le cosiddette “Note della comunità”, invece che a fact-checker professionisti o ad altri progetti di giornalismo indipendente, è diventato un tratto distintivo da quando Musk è il proprietario di X. Tuttavia, nella prima settimana della guerra tra Israele e Hamas, NewsGuard ha rilevato che questi fact-checking sono stati applicati in modo incoerente alle principali narrazioni false relative al conflitto. In effetti, nel 68 per cento dei casi queste note non comparivano su post contenenti informazioni errate, già ampiamente smentite. Talvolta, la funzione delle “Note della comunità” di X funziona correttamente. Ad esempio, sono apparsi dei fact-checking accanto a 21 dei 25 post identificati da NewsGuard relativi a un video – in realtà decontestualizzato – che mostrerebbe dei combattenti di Hamas con una bambina israeliana rapita. Tuttavia, X ha aggiunto una Nota della comunità solo a uno dei primi 25 post in lingua inglese che sostenevano l’affermazione infondata secondo cui Israele avrebbe ucciso 33.000 bambini palestinesi dal 2008, e ad appena quattro dei primi 25 post che promuovevano la falsa affermazione secondo cui, stando a un documento della Casa Bianca, gli Stati Uniti starebbero inviando 8 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele. È stata trovata solo una Nota della comunità tra i primi 25 post che promuovevano la narrazione infondata secondo cui l’attacco di Hamas contro Israele sarebbe stato una “false flag”. Uno di questi post affermava: Ultime notizie: Ci sono ora notizie di un soldato dell’IDF che ha affermato che l’attacco di Israele era una “false flag” per iniziare una “guerra santa” e inaugurare un “governo unico mondiale”.

Fin qui l’intervista. Non ci resta che provare ad installare il plugin di Edge e richiedere ufficialmente accesso alle “schede di analisi” di NewsGuard relative alla BBC, in quanto vogliamo capire se questa – con la sua vastissima rete di giornalisti sul campo – possa continuare ad essere considerata una fonte affidabile.

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