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Solo in Italia l’allarmismo sulla “quarta ondata” per prolungare l’emergenza

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Aiuto, arriva la quarta ondata! Il Covid mieterà altre 500mila vittime nella prossima stagione. I titoli sparati nelle prime pagine dei principali quotidiani italiani sono tutti così. L’Oms è stata chiarissima: la quarta ondata è iniziata e l’epicentro è l’Europa.

La risposta delle autorità italiane è altrettanto chiara, già da subito. Il ministro della salute Speranza non esclude di prorogare lo stato di emergenza. La decisione dipenderà “dalla curva dei contagi” e sarà presa a ridosso della scadenza, il 31 dicembre. C’è da attendersi che la proroga ci sarà, come insegna l’esperienza, ormai biennale, delle precedenti misure speciali. Obbligo di Green Pass e vaccinazioni a tappeto? Come sempre, per il ministro della salute, sono “un modello per l’Europa e guardate con attenzione in tutto il mondo”. Anche ministri di altri Paesi europei vengono usati come testimonial. Jens Spahn, ad esempio, ministro della salute tedesco, a Roma per il G20, ha affermato che nei pochi giorni di sua permanenza in Italia il suo Green Pass è stato controllato più volte che in tutti i mesi scorsi in Germania. E ovviamente si dice ammirato del nostro rigore. Anzi, siccome in Germania i contagi sono in crescita più che in Italia, con gran gioia dei tedeschi, ha annunciato obblighi simili anche per il suo Paese.

Ora rileggete con calma e lentamente. Non notate una contraddizione enorme in queste due notizie?

L’Oms ritiene che in Europa il contagio stia ripartendo. E l’Europa, con l’eccezione dei Paesi dell’Est ex comunisti, è il continente più vaccinato del mondo. Quasi tutti i membri occidentali dell’Ue hanno coperto i due terzi della loro popolazione con le loro campagne vaccinali. Eppure il contagio sta ripartendo proprio in Europa. L’Islanda, quarto per numero di vaccinazioni (in rapporto alla popolazione) in tutto il mondo, è zona rossa nelle mappe dell’Ecdc europeo, quindi una delle aree con maggior contagio. Il Belgio e l’Irlanda, con percentuali comunque superiori ai due terzi degli abitanti, sono zone bordeaux, quelle in cui si consiglia di non viaggiare neppure per lavoro.

Qual è la risposta delle autorità italiane, rilanciata dalla grancassa mediatica? Vaccinatevi di più. Avanti con il Green Pass obbligatorio, così da convincere i recalcitranti a farsi fare l’iniezione, avanti con le vaccinazioni anche per i bambini minori di 12 anni. Per ottenere cosa, di grazia? Se le campagne vaccinali nel resto d’Europa non sono servite a fermare il contagio, perché noi puntiamo a raggiungere, a forza di decreti e leggi speciali, un’immunità di gregge che non c’è e non ci potrà mai essere?

Questa è la grande contraddizione che nessuno ci spiega. Perché, se il vaccino non serve a fermare i contagi, non ci permette di raggiungere l’immunità di gregge, allora sono totalmente inutili gli obblighi, le pressioni, la caccia al no vax, come abbiamo purtroppo assistito in questi mesi, che si potrebbero anche capire (ma mai giustificare), se portassero all’immunizzazione del 100 per cento di un popolo, per eradicare la malattia.

Un governo razionale dovrebbe, invece, dire solo la verità:

“Signori, il vaccino è quanto di meglio abbiamo finora, per combattere contro un virus che sarà ancora fra noi. Si è dimostrato molto utile per ridurre i casi con sintomi gravi, le ospedalizzazioni, i ricoveri in terapia intensiva. Se siete persone anziane o fragili, ve lo consigliamo (assieme al vaccino anti-influenzale, dato che sta iniziando la stagione). Però, purtroppo, sappiate che non ferma il contagio, dunque potrete continuare ad essere contagiati e a contagiare, per cui restate in allerta”.

Questo è l’unico discorso realistico che si può fare, per quel che si sa finora. Il resto è propaganda.

L’aspetto più inquietante è che questa propaganda martellante, fatta di terrore per la quarta ondata da un lato e dall’altro discussioni sulla proroga dello stato d’emergenza, è presente solo nei media italiani. A giudicare dalle prime pagine degli altri quotidiani europei, si direbbe che siano interessati ad altri argomenti più che il Covid. Due le spiegazioni possibili. Una è machiavellica, ai confini del complottismo: in Italia, fino alle elezioni del prossimo presidente della Repubblica, abbiamo bisogno di uno stato d’emergenza che congeli il dibattito democratico. Dunque il vaccino sarebbe il pretesto, ma il fine è lo stato d’emergenza. L’altra è psicologica: ormai abbiamo avviato, con la campagna vaccinale, uno sforzo collettivo che si alimenta con la sua stessa retorica. Come per la battaglia del grano fascista, come per le quote di acciaio sovietiche, come per il Grande balzo in avanti cinese, la campagna vaccinale è un fine in sé, da raggiungere a tutti i costi, premiando chi supera le quote prestabilite e, al tempo stesso, punendo recalcitranti e “disertori”.

Qualche patriota sanitario dirà, però, che noi siamo gli unici che lanciamo l’allarme quarta ondata, perché “siamo come sempre i primi ad arrivarci in tutto il mondo, gli altri ci prenderanno ad esempio”, come per il lockdwon. (Come per il fascismo).

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