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Il ruggito di Maurizio Bianconi. Alla politica servono uomini liberi: pagano un prezzo, ma restano integri

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D’accordo su tutte le sue ricette? Forse no, ma chi se ne importa. Lezione di passione, amore per la politica, coraggio, indipendenza

C’è qualcosa che credo di sapere su Maurizio Bianconi. Lo conoscono in moltissimi, certo: a lungo dirigente politico della destra italiana, quindi del Pdl, poi desideroso – in modo libero e coraggioso, con pochi altri – di provare a seminare ancora, ma trovando spesso sulla sua strada figure miopi, egoiste, inadeguate, grette.

C’è qualcosa di più: Maurizio Bianconi è un uomo libero. La libertà gli serve più dell’ossigeno e del pane. Ad Arezzo, giovanissimo, agli esordi della sua avventura politica, la violenza comunista provò a togliergli la parola e anche la vita. Da quel momento, ha nuotato controcorrente, sfidando il conformismo degli avversari, e non di rado anche i timori degli amici davanti alla sua attitudine irregolare, non irregimentabile, indipendente. E – badate bene – Bianconi ha sempre scelto gli atti di coraggio quando erano costosi, pagandone ogni prezzo di isolamento, prima che divenissero di moda: nel centrodestra, per capirci, è stato antirenziano quando gli altri erano nazareni.

Oggi, osservatore disincantato, ha pubblicato un pamphlet, significativamente intitolato “L’uomo del mondo di sotto – Tra democrazia, postdemocrazia e neodemocrazia“.

Non credo di essere d’accordo con tutte le sue ricette e analisi, ma starei per dire che questo mi pare poco rilevante. Ciò che conta è che il libro trasuda umanità e autenticità. Di più. Sin dal racconto del primo ingresso del giovanissimo Bianconi in una sede di partito, si capisce come sia consigliabile porsi rispetto alla politica: da persone libere, sempre con una lettera di dimissioni in tasca, e da perfetti rompicoglioni. Si badi bene, è il miglior complimento possibile che si possa fare a chiunque: né servo encomio verso i leader in ascesa né codardo oltraggio verso quelli spazzati via dalle circostanze; fedeltà alle persone e ai partiti, ma – prima – alle proprie idee e alla propria irriducibile libertà.

In questo sta il manuale di formazione che Bianconi offre specie ai più giovani: c’è il meglio di una certa destra che si ispira alla lezione di Prezzolini, la simpatia per i “fessi” e non per i “furbi”, l’accento sui doveri e non solo sui diritti, la chiarezza contro il gioco degli occultamenti e delle oscurità linguistiche.

Segnalo anche alcuni aneddoti irresistibili ed eloquenti: uno riguarda una riunione dei parlamentari dell’allora Pdl alla presenza di Silvio Berlusconi e Gianni Letta. Ma non vi tolgo il piacere di scoprire tutto da soli.

Questa attitudine – ci si domanderà – può produrre solitudine, politicamente parlando? Forse sì. Ma è meglio frequentare la solitudine e pagarne il prezzo che rimanere prigionieri di compagnie occasionali, opportunistiche e in ultima analisi piccole e deludenti.

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Maurizio Bianconi, “L’uomo del mondo di sotto – Tra democrazia, postdemocrazia e neodemocrazia“ (ed Italic Pequod)

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