Economia

Stop al nucleare tedesco, un altro disastro a firma Merkel, Scholz e Verdi

Luca Romano: uscita dal nucleare decisa da Schröder, perseguita da Merkel e confermata da Scholz. Scelta che riguarda tutti: ora l’energia sarà più cara

Economia

È notizia di questi giorni lo stop definitivo della Germania alle sue ultime centrali nucleari. Atlantico Quotidiano ne ha parlato con Luca Romano, fisico e divulgatore scientifico, fondatore del progetto “L’avvocato dell’Atomo”, che ci spiega le disastrose conseguenze della decisione di Berlino e in generale della politica energetica tedesca.

Ritorno al carbone e dipendenza dall’estero

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Quali sono le cause politiche dello stop deciso dal governo tedesco alle centrali nucleari ancora in funzione nel Paese? Perché si tratta di un errore?

LUCA ROMANO: Quella dello stop alle centrali nucleari tedesche è una decisione presa anni fa, che si è scelto di portare avanti per ragioni di coerenza e credibilità. Durante il cancellierato di Gerhard Schröder, nel 1999, cominciò questa battaglia politica, proseguita con il governo di Angela Merkel nel 2011.

Eppure, la situazione ambientale e geopolitica attuale richiederebbe maggiore cautela: la crisi energetica nel Paese sarebbe mitigabile con l’uso del nucleare, che andrebbe ad evitare il netto rialzo di emissioni di Co2 e gas inquinanti quali composti solfati, composti azotati e monossido di carbonio, derivanti dal ritorno all’utilizzo massiccio delle centrali a carbone.

Inoltre, con la sua miope scelta Berlino acuirà la propria dipendenza dalla fornitura estera di combustibili fossili, fattore che sfavorisce pure l’Italia: se una nazione grande come la Germania importa decine di miliardi di metri cubi di gas annuali, il prezzo di mercato sale anche per tutti gli altri Paesi.

Gli affari di Schröder

TADF: Possiamo dunque affermare che la politica energetica tedesca è disastrosa e scellerata nel suo complesso?

LR: Sì! È importante ricordare che Schröder ha terminato il proprio cancellierato nel 2007, divenendo immediatamente dopo presidente del consorzio che stava costruendo il gasdotto Nord Stream. Inoltre, è stato membro del consiglio di amministrazione di Rosneft e Gazprom, rispettivamente i due giganti di petrolio e gas russi.

L’ex cancelliere scelse di porre fine all’uso del nucleare anche per cementare l’alleanza con i Verdi, storicamente contro tale strumento sin dalla propria nascita. Successivamente, Angela Merkel – che pure all’inizio voleva rallentare l’uscita dal nucleare – dopo l’incidente di Fukushima si è dimostrata incapace di gestire l’apprensione dell’opinione pubblica e ha scelto di preservare la grande alleanza governativa (in cui presenziavano pure i Verdi) velocizzando lo stop alle centrali, dal 2011 in poi.

Dietrofront difficile

TADF: C’è un pezzo di opinione pubblica e politica tedesca che si sta opponendo allo stop alle centrali? È possibile che nel prossimo futuro ci sia un ripensamento in merito a tale decisione?

LR: In questo momento numerose forze politiche avversano la decisione, principalmente i liberali e la CDU che, nonostante sia il partito della Merkel, appare critico verso una scelta tanto miope. Anche il partito di destra, l’AFD, sta avanzando proteste verso lo stop alle centrali.

Tuttavia, i Verdi continuano a presentare la decisione come fondamentale all’opinione pubblica ed i social-democratici appaiono piuttosto ambigui su questo dossier, dato che al momento non si schierano in nessuno dei due fronti.

È difficile che possa esserci un ripensamento, dato che tutti i lavoratori del settore sono stati licenziati o pensionati anticipatamente. Per richiamarli in servizio sarebbero necessari diversi mesi, oltre ad una volontà politica possibile solo con la presenza nel governo di partiti alternativi a quelli attualmente al potere.

Un dato interessante deriva però dalle dichiarazioni del presidente dello Stato della Baviera, che ha espresso la volontà di far ripartire le proprie centrali – di cui si assumerebbe la responsabilità – in caso di modifica della legge attuale, che ritiene la gestione del dossier nucleare di competenza esclusivamente federale.

L’influenza della scelta tedesca

TADF: La scelta di Berlino rischia di avere influenza sugli altri Paesi europei, come l’Italia, in cui è ripreso un dibattito sull’energia nucleare?

LR: La Germania è un Paese egemone in Europa sul piano economico e politico. Pertanto, la sua decisione avrà certamente ripercussioni sugli altri stati. Il fronte contrario al nucleare nell’opinione pubblica sarà rafforzato ed utilizzerà la scelta tedesca ai fini propagandistici, per opporsi al possibile riutilizzo delle centrali.

In sede europea Berlino prova in tutti i modi ad ostacolare il processo nucleare delle altre nazioni: ogni volta che si discute una direttiva relativa al nucleare a Bruxelles, la Francia insieme ai suoi alleati avanza posizioni favorevoli, mentre la Germania vi si oppone fermamente, insieme ad Austria, Lussemburgo e Danimarca.

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