Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato un gran discorso, in Francia, a titolo: “L’ordre international entre règles, coopération, compétition et nouveaux expansionnismes”.
Un discorso asseritamente storico
Il tema svolto è “interrogarsi sulla situazione delle relazioni internazionali e sullo stato dell’ordine” internazionale, oggi messo di fronte a “sfide, l’ampiezza delle quali suscita inquietudine”. Laddove, fin dal titolo, tali sfide si annunciano essere competizione-nuovi espansionismi (al plurale), mentre l’ordine sfidato regole-cooperazione.
Lo svolgimento è affidato ad una rassegna dei passati cangianti equilibri internazionali. Sulla base del dichiarato presupposto che “la storia non è destinata a ripetersi pedissequamente ma, dagli errori compiuti dagli uomini nella storia, non si finisce mai di apprendere”.
1945-1989, l’ordine bipolare
L’ordine del secondo dopoguerra fu retto “dalla grammatica del bipolarismo”. E a lui piace esso abbia asseritamente dimostrato che “una pace rispettosa dei diritti della persona, delle comunità e dei popoli, è possibile” [sic].
Lo ripete asserendo che, durante questa “Pace dei Settant’anni”, le Nazioni Unite avrebbero perseguito “l’obiettivo primario della pace mondiale, della crescita e diffusione della prosperità, della soluzione pacifica delle controversie”. Mentre al “rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”, viene riservato un posto accessorio, introdotto da un “senza dimenticare”: per Mattarella, diritti umani e libertà fondamentali, sono un “essenziale tassello di questa nuova architettura” … non “l’obiettivo primario”. Sia ben chiaro.
Non che egli non sia avvertito che metà del mondo fosse sotto l’orrida dittatura comunista: in modo quasi casuale cita Simone Veil la quale, nel 1979, spiegava come “le isole di libertà sono circondate da regimi nei quali prevale la forza bruta” … ma a lui interessa l’ordine internazionale.
Semmai, quell’ordine della Guerra Fredda poteva spiacere per ben altra ragione: l’essere stato poco inclusivo ed egualitario. Non in quanto non coinvolgesse un po’ tutti gli Stati (alle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale va “riconosciuto il grande merito di mettere insieme vincitori e vinti per un mondo nuovo”). Ma in quanto non tutti contavano uguale.
Anzi, le due parti covavano “propositi di potenza”. E “la mia generazione ha combattuto” contro “il concetto di sfere di influenza, all’origine dei mali del XX secolo”. Noti bene il lettore: è una prima critica pure alla Nato e agli Usa.
1989-2011, l’ordine unipolare
Con il crollo del Muro di Berlino, nacque “l’utopia di un mondo unipolare”. Cioè, “un nuovo assetto globale, nel quale la diffusione delle democrazie liberali appariva preponderante … una pace universale fondata sui valori liberali e democratici”.
Ma – attenzione – era solo un’utopia. Infatti, con l’ampliamento de “la membership delle organizzazioni internazionali (è del 2001 l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio)”, si produsse “un livello di integrazione internazionale e di crescita senza precedenti nel corso della storia” e “miliardi di persone sono uscite dalla povertà”.
Il che ha dato nuova forza a “scontri di interesse”, sino a produrre “una situazione fluida, nella quale a prevalere erano i rischi e il sentimento di incertezza e imprevedibilità”. E è così che, “l’utopia di un mondo unipolare si è consumata nel tempo di poco più di un ventennio”.
Laddove, per utopia, non pare di poter intendere unicamente l’unipolarismo americano, bensì pure l’universalizzazione dei “valori liberali e democratici” e delle “democrazie liberali”, che esso portava con sé. L’ordine internazionale fondato sui valori liberali e democratici, è una utopia … “non si invochi la libertà”. Tout se tient.
2011-Oggi, l’ordine multipolare
Fuori l’utopia, quindi. Dentro il nuovo che emerge: “la sfida è corrispondere in modo costruttivo al nuovo che emerge”. E che sarebbe? Eh beh … il G20 e, soprattutto, i Brics: “il gruppo dei Brics vede espandere i suoi membri e rappresenta una quota crescente della popolazione e della produzione economica globale, proponendosi di agire da gruppo di pressione nella definizione di standard e nella gestione di opportunità”. Tradotto, fuori la democrazia liberale, dentro i Brics. Kapish?!
E tale “nuovo che emerge” sarebbe – lo garantisce Mattarella – una “nuova articolazione multipolare dell’equilibrio mondiale”. E bisogna accettarlo, in quanto l’ordine internazionale “è un’entità dinamica, subordinata a equilibri che, ovviamente, non sono immuni dall’essere influenzati da tensioni politiche, cambiamenti economici”.
E bisogna essere attenti “alle istanze di quanti [Stati] dall’attuale costruzione si sentano emarginati”. E bisogna puntare ad “una profonda e condivisa riforma del sistema multilaterale, più inclusiva ed egualitaria”. Quindi, dentro tutti: tiranni, califfi, autocrati, dittatori … che le grandi sfide del nostro tempo sono “transnazionali”, cioè “soltanto insieme, come comunità globale, possiamo sperare di costruire un avvenire prospero, ispirato a equità e stabilità”. Non un avvenire democratico, di quello chi se ne importa.
Oggi – Musk come sfida all’ordine multipolare
Ed ecco apparire i cattivi: i nemici del nuovo ordine multipolare inclusivo ed egualitario. Anzitutto, i “neo-feudatari del Terzo millennio”. Coloro ancora dominati dal desiderio di “conquista, di terre, ricchezze, risorse” rappresentati, ad esempio, dallo spazio. Senza comprendere che è tutta roba che non può essere conquistata, perché si tratta di “beni comuni” … pure ad Andorra ed al Bhutan, si direbbe, ma forse intendeva alla Cina. La frase è spettacolare e conviene citarla per intero:
neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche.
Con l’aggravante che tale desiderio di “conquista, di terre, ricchezze, risorse”, non rappresenta una caratteristica dei singoli novelli corsari americani, bensì un tratto culturale degli americani tutti: “il mito, in America, della Nuova Frontiera”. Concetto altamente caratterizzante, si direbbe, visto che poi Mattarella afferma che l’Europa avrebbe una “propria civiltà”: cioè, non esisterebbe una civiltà occidentale ma, anzi, l’Europa e l’America ne avrebbero due distinte.
Orbene, quale sarebbe il rischio offerto da tali neo-feudatari e novelli corsari, provenienti da una civiltà aliena? Quello di farsi oligarchia. Oligarchia talmente forte da ridurre il resto del mondo – Leuropa, in particolare – al “vassallaggio”. Gli Stati Uniti d’America come oligarchia imperiale, questo il pensiero del nostro presidente della Repubblica in carica.
Oggi – Trump come sfida all’ordine multipolare
Eppoi, una seconda categoria di cattivi: coloro che sostengono “il concetto di sfere di influenza” e le “politiche di potenza”. Che portano “all’entropia e al disordine”.
Cosa ci separa da entropia e disordine? Anzitutto, Leuropa: “senza dubbio, una speranza di contrasto al ritorno dei conflitti provocati dai nazionalismi”, “un punto di riferimento nella vicenda internazionale, per un multilateralismo dinamico e costruttivo”, “per politiche di pace e crescita comune”.
Essa “semina e dissemina futuro per l’umanità”. Spiegalo ai greci, verrebbe da rispondere, ma il PdR ci precede precisando di non riferirsi all’Ue che abbiamo, perché “le attuali istituzioni non bastano”: “dobbiamo ora rinnovarci … non può guidarci la rassegnazione ma la volontà di dare contenuti ai passaggi necessari per ottenere questi risultati”. Ci vuole più Leuropa.
In secondo luogo, le “misure di fiducia. Basti pensare alla vera e propria batteria di accordi e trattati internazionali che, nei decenni, l’hanno corroborata”. Nonché, le organizzazioni internazionali che di tali accordi e trattati sono frutto. Laddove, il nostro umile pensiero correrebbe alla Corte penale internazionale che oggi vuole arrestare Netanyahu, domani Nordio, dopodomani Trump. Ma fa niente, in quanto si tratta di “regole liberamente concordate”.
E chi non è d’accordo, è Adolf Hitler. Infatti, se è vero che “l’odierna aggressione russa all’Ucraina” è di natura pari alle guerre di conquista del Terzo Reich … per Mattarella è vero pure che chi vìola i trattati non è peggio di chi semplicemente li denuncia: “i principali protagonisti hanno, dapprima, iniziato a violarli e, poi, a denunciarli. Quale diventa, quindi, il prezzo della sicurezza? La minaccia dell’uso, se non la pratica, della violenza?”. Tradotto, per Mattarella, Trump che lascia Organizzazione Mondiale della Sanità e Trattato di Parigi, non è meglio di Putin che invade l’Ucraina: entrambi sono Adolf Hitler.
Oggi – Trump come sfida al disarmo
La Reductio ad Hitlerum si fa più esplicita, laddove il presidente evoca gli anni successivi alla “crisi economica mondiale del 1929”: la quale “alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali”. E fu “un progressivo sfaldarsi dell’ordine internazionale”, marcato dal “colpo definitivo alla Società delle Nazioni”.
Mentre, invece, la difesa risoluta di quell’ordine internazionale, “avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra”. Prima ancora, avrebbe evitato il “cupo rialzarsi del nazionalismo” e le “allarmanti tendenze al riarmo”.
Difendere l’ordine internazionale consente, quindi, di evitare il riarmo. Al grido di: “cooperazione e non competizione. Fraternità laddove regimi e governi avevano voluto seminare odio”. Per cui, lode alla conferenza dei non-allineati di Bandung del 1955, lode alla Carta di San Francisco, lode alla Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa.
A quest’ultima, in particolare, che – secondo Mattarella – avrebbe consentito: prima, l’accordo INF del 1987, fra Reagan e Gorbaciov, sulla rinuncia ai missili di teatro; poi, il Trattato CFE del 1990, sulla riduzione delle forze convenzionali. Chiosa il PdR: “ancora una volta, dialogo e spirito di cooperazione prevalsero”.
Il lettore ha letto bene: a consentire tutto ciò, non furono il riarmo reaganiano, il collasso dell’Urss, Giovanni Paolo II e Solidarność. No. A consentire tutto ciò furono … dialogo e spirito di cooperazione. Così parlò Mattarella.
La Nato
Mancherebbe solo una dedica esplicita a Trump ed alla Nato, che chiedono di contrapporsi ai Brics ed alzare le spese militari. Ma, in effetti, c’è, in forma di domanda retorica: “le stesse alleanze si giustificano solo in base a – transeunti – convergenze di interessi e, dunque, per definizione, a geometria variabile, o riguardano anche valori?”.
E sono le parole più forti dell’intero discorso. Significano – preso atto della detta asserita radicale distanza valoriale e, addirittura, civilazionale, fra Europa ed Usa – che la Nato è – per Mattarella – transeunte, cioè destinata a passare, in quanto soggetto alla legge del divenire. Addio, caro vecchio Occidente, e avanti verso il nuovo che emerge, avanti verso i Brics.
Conclusioni
Questo Mattarella è andato a dire a Marsiglia. Laddove, eravamo convinti che la Costituzione non attribuisca al presidente della Repubblica il potere di indirizzare la politica estera in direzione opposta a governo e Parlamento … ma, forse, ci sbagliavamo. Come pure, evidentemente, si sbagliano tutti coloro che si attardano a credere si possa essere, contemporaneamente, europeisti ed atlantici. Noi siamo atlantici, ci teniamo a precisarlo.