Brevi noterelle per un massacro: il massacro della Cdu e della Csu tedesche. Prima i fatti ed i dettagli, poi le interpretazioni.
I fatti
Il Bundestag tedesco ha votato la fiducia al nuovo cancelliere federale (il Cdu Friedrich Merz), proposto dal PdR (lo Spd Frank-Walter Steinmeier). Lo ha fatto due volte.
La prima volta, al mattino, negandogli la maggioranza assoluta, cioè almeno 316 voti su 630 deputati. Sulla carta garantita dalla somma dei deputati Cdu/Csu (208) ed Spd (120), totale 328 seggi, margine di 12. Ieri, tutti presenti in Parlamento.
La seconda volta, nel pomeriggio, concedendogliela (325 sì, 289 no, 1 astenuto, 5 assenti). Dopodiché, Merz si è recato al castello di Bellevue, dove il PdR lo ha nominato cancelliere.
I dettagli: un avvertimento Spd
In primo luogo, le votazioni sono avvenute a scrutinio segreto. Perciò, non si ha certezza assoluta circa il gruppo di appartenenza dei franchi tiratori della prima votazione. Tuttavia, Merz pare convinto di aver sempre ricevuto, dal proprio gruppo parlamentare, un sostegno schiacciante; cioè, che tutti i voti mancanti pertenessero alla Spd.
Laddove due erano le possibili interpretazioni: che si trattasse di una rivolta interna contro la dirigenza di quel partito; ma allora i voti contrari si sarebbero ripetuti pure nella seconda votazione. Ovvero, che si trattasse di una mossa politica proprio di quella dirigenza, volta a recapitare un messaggio politico allo stesso Merz. Un messaggio, il cui contenuto andiamo ad esplorare.
I dettagli: una tempistica Spd
In secondo luogo, il secondo voto avrebbe potuto (ma non dovuto) svolgersi entro i successivi 14 giorni: sempre con un unico candidato ed a maggioranza assoluta.
Invero, la Cdu aveva chiaramente detto che ieri ci sarebbe stato un unico turno di votazioni. Il che, subito dopo il primo voto, era stato confermato dal suo segretario generale Carsten Linnemann. Sicché, il fatto che il gruppo parlamentare si sia poi piegato ad un secondo voto in giornata, ha rappresentato un voltafaccia.
Ma è andata pure peggio, in quanto ad aver imposto a Merz la seconda votazione subito in giornata, è stato il presidente della Spd Lars Klingbeil.
I dettagli: un allargamento a sinistra
In terzo luogo, perché il secondo voto si svolgesse ieri, è stato necessario modificare l’odg del Bundestag, ciò che si poteva fare solo col consenso di almeno 2/3 dei deputati. Cioè, non solo di quelli Cdu/Csu e Spd, ma pure dei Grünen … e persino di una fra AfD ed i Comunisti della Linke.
Consenso che entrambe queste ultime si sono affrettate ad offrire. Al fine esplicito di costringere la Cdu di Merz all’ennesimo voltafaccia: rinnegare, stavolta, la propria risoluzione congressuale di non presentare mai mozioni congiunte, né con AfD, né con la Linke.
Ma è andata pure peggio, in quanto la Spd ha imposto a Merz di accettare i voti della Linke ma non quelli di AfD: così costringendolo a sottomettersi alla regola interna altrui … proprio mentre veniva meno alla regola interna propria. Una umiliazione cocente, per nulla lenita dalle chiacchere del prossimo ministro degli interni, il Csu Alexander Dobrindt (secondo il quale l’incompatibilità non si applicherebbe alle mozioni riguardanti questioni procedurali) e del capogruppo Jens Spahn (“la stabilità è più importante della fastidiosa sensazione di essere sostenuti proceduralmente dalla Linke”).
I dettagli: la Kulona Inkiavabile
In quarto luogo – ciliegina sulla torta -, il tutto si è svolto in presenza di Angela Merkel: aperta avversaria di ogni apertura ad AfD e, perciò, sostenitrice di una decisa apertura a sinistra.
Presentatasi al Bundestag prima della prima votazione, “decisamente di buon umore”, salutata da un caloroso applauso dell’aula ed accompagnata da una ex capessa dei Grünen, tal Renate-Künast la quale, dopo la prima votazione, ha trovato modo di dichiarare Merz “massicciamente indebolito”. Dopodiché, poco prima della seconda votazione, la Kulona Inkiavabile si è dileguata: aveva portato a termine il proprio compito.
L’esito dei fatti: trionfo delle sinistre
Insomma, il messaggio che la premiata ditta Spd&Merkel ha recapitato a Merz, ha un contenuto trasparente: “starai in piedi, solo se svolti obbediente a sinistra“. Così, il presidente della Spd Klingbeil definiva il nuovo asse Cdu/Csu-Spd-Grünen-Linke come “i gruppi parlamentari democratici”; mentre il co-presidente dei Grünen Felix Banaszak invocava “stabilità, molto presto”.
E c’è un che di sadico nel saluto riservato a Merz dall’uscente cancelliere Olaf Scholz: un cambio di governo “svolto in modo così civile, collegiale e dignitoso”. L’esatto contrario della realtà.
L’interpretazione: la cecità strategica di Merz
Tale trionfo della ditta Spd&Merkel ha un solo responsabile: Friedrich Merz. Ancora ieri, se egli non avesse accettato di inchinarsi, entro i 14 giorni successivi alla prima votazione si sarebbe svolto un diverso voto finale: stavolta, con più candidati ed a un quorum ridotto (la maggioranza semplice e non più assoluta). Con l’ulteriore differenza che il PdR avrebbe potuto non nominare il cancelliere così eletto ed indire nuove elezioni; il che equivaleva lasciare la palla, di nuovo, in mano ad un Spd.
Orbene, tale eventualità era stata ben esplorata da un osservatore di destra secondo il quale, in caso di terza votazione, ad essere eletto a maggioranza semplice sarebbe stato un cancelliere di sinistra espresso da Spd-Grünen-Linke, a meno di una convergenza fra Cdu/Csu e Afd che Merz è deciso ad impedire; un cancelliere di sinistra destinato a restare in carica, a meno di una mozione di sfiducia costruttiva, ancora una volta Cdu/Csu e Afd, che Merz è ancor più deciso ad impedire.
Ma c’è poco da gioire, in quanto non avrebbe fatto grande differenza: un governo Spd-Grünen-Linke non sarebbe stato tanto più demenziale e gretino di quello che oggi è stato eletto. Laddove, la presenza di un cancelliere e ministri Cdu/Csu cambia certo l’entità delle loro pensioni, non le disastrose politiche alle quali la Germania definitivamente si consegna.
Perciò, uno solo è il fattore politico determinante: il rifiuto di Merz a negoziare con AfD. La di lui umiliazione politica logicamente ne consegue.
L’interpretazione: umiliazione di Merz
E a nulla serve il di lui puerile tentativo di negare valenza politica ai fatti di ieri, sostenendo che i franchi tiratori abbiano votato “non per convinzione, ma per capriccio”. Invero, ieri le sinistre gli hanno inferto una durissima umiliazione: dimostrando l’esiguità del suo sostegno parlamentare, imponendogli i tempi politici, costringendolo a raggiungere un aperto accordo persino coi comunisti.
Umiliazione, però, che è solo l’ultima di una già lunghissima serie. Cominciata con la riforma costituzionale: fatta votare dal Bundestag uscente dopo le elezioni, che ha aperto le cataratte a spese per clima ed infrastrutture anche molto gretine e, persino, inserito il cambiamento climatico in Legge Fondamentale.
Continuata, poi, con l’accordo di coalizione da lui sottoscritto insieme alla Spd. Lì, l’unica apparente vittoria della Cdu/Csu consiste nel solito fermo nein all’integrazione leuropea. Ribadito con espressioni tipo: “rifiutiamo un sistema europeo di assicurazione contro la disoccupazione”; “rifiutiamo un sistema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS) comunitarizzato senza precondizioni”; “mantenere il nostro sistema bancario composto da casse di risparmio, banche cooperative e banche private”; “nell’interesse di finanze stabili e in conformità con i trattati europei, la Germania non rimane responsabile per le passività di altri Stati membri. I finanziamenti al di fuori del bilancio dell’Ue devono rimanere l’eccezione”; “i controlli alle frontiere tedesche devono essere mantenuti”. Ma scriviamo apparente vittoria, in quanto una diversa attitudine delle sinistre tedesche sta solo nei deliri onirici dei piddini nostrani.
Tutto il resto, nell’accordo di coalizione, è un palese trionfo delle sinistre: non fa cenno all’energia nucleare; sostiene l’Accordo di Parigi e “l’obiettivo climatico provvisorio europeo per il 2040 di meno 90 per cento rispetto al 1990”; promette fondi per ricariche gretine, stalle animaliste e videosorveglianza nei macelli; difende gli standard protezionistici in agricoltura; sostiene “il meccanismo di adeguamento alle frontiere Co2 (CBAM)”; difende “le leggi dell’Ue sulle piattaforme digitali”; promette “una valutazione aperta della legge sulla legalizzazione della cannabis”; promette di rafforzare i poteri della Corte penale internazionale; rinvia il riarmo ad un piano pluriennale, in quanto “il ciclo di una legislatura è regolarmente troppo breve”. Tutta roba che nemanco una maggioranza Spd-Grünen-Linke sarebbe mai riuscita a scrivere.
È poi sorprendente che, nei sondaggi, AfD sia ormai il primo partito? Davvero proprio per nulla.
L’interpretazione: la messa al bando di AfD
E come pensa di sopravvivere, politicamente, il Merz così irrimediabilmente schiacciato a sinistra? E beh, dando del nazista ad AfD. Così, l’accordo di coalizione promette: “combattiamo la diffusione delle idee e delle strutture di estrema destra nella nostra società, in modo sistematico e con tutta determinazione”. E, anche ieri, Merz diceva che “non si tratta di me, ma di democrazia”. In tal modo, pienamente sposando la retorica dei “gruppi parlamentari democratici” dettata dalla Spd.
China pericolosa, in quanto già porta Merz a negare ad AfD le posizioni parlamentari che spettano al primo partito di opposizione.
China ancor più pericolosa, in quanto porterà Merz a sostenere in Parlamento il delirante rapporto dei servizi segreti, pubblicato dall’uscente ministro agli interni, la Spd Nancy Faeser, e che chiede la messa al bando di AfD, cioè dell’unico partito di opposizione. Ancora soggetto ad un politicamente molto incerto ricorso con richiesta di sospensiva. Che già ha comportato l’esclusione di deputati regionali AfD da visite istituzionali. E che, al minimo, potrebbe comportare la cancellazione di ogni finanziamento al partito e l’allontanamento dagli uffici pubblici di dipendenti simpatizzanti.
L’interpretazione: un massacro per Cdu-Csu
A tale china si era opposto il prossimo ministro federale agli interni, il Cdu Alexander Dobrindt; nonché, più energicamente, il segretario generale della Cdu Linnemann, non a caso escluso da incarichi ministeriali. Tuttavia, è un fatto che questo minimo di coscienza democratica la Cdu/Csu lo abbia espresso.
Come è un fatto la decisa reazione statunitense, espressa con le assai sagge parole di Rubio e Vance (molto malamente contrastate dalla Baerbock) ed accompagnata dalle velate allusioni di Trump sul gasdotto Nordstream (“penso che in molti sapessero chi lo ha fatto saltare in aria”).
Ed è proprio al fine di tacitar codesti rischi di resipiscenza che, ieri, la premiata ditta Spd&Merkel ha così irrimediabilmente schiacciato Merz a sinistra. La messa al bando di AfD ed il massacro elettorale di Cdu e Csu logicamente ne conseguono.
Conclusioni
Insomma, dalla giornata di ieri Merz esce sì cancelliere, ma con le ossa frantumate. Cancelliere di un governo gretino ed anti-democratico, verrà politicamente sepolto più prima che poi. Alché, il massacro elettorale delle sinistre leuropee, cominciato or quasi è un anno, sarà finalmente compiuto.