Politica

Quel che resta della sinistra: i tre cortocircuiti del Pd di Schlein

L’operazione di riportare il Pd “in mezzo alla gente” è contraddetta dal profilo del segretario e dai tre cavalli di battaglia: salario minimo, diritti civili, ambientalismo

Il neo segretario del Pd Elly Schlein

I più agée ricorderanno senz’altro un film del 1993, Quel che resta del giorno, con uno straordinario Anthony Hopkins nei panni di un vecchio maggiordomo alle prese con il suo passato. Ebbene oggi, quel titolo dal sentore malinconico penso si possa traslare alla seguente questione – esistenziale ed esiziale -: “Che cosa resta della sinistra”?

La domanda in realtà presuppone, in modo implicito, l’assunzione di un dato di fatto. Porsi il problema di ciò che rimane della sinistra significa accettare, tacitamente, che qualcosa è già irrimediabilmente perduto. Pertanto, se si adotta – come metodo d’indagine – l’analisi dello scenario presente, emergeranno, a contrario, gli elementi costitutivi di un passato remoto (e forse) dimenticato.

Per semplicità di ragionamento si accettino le due seguenti impostazioni, teoriche e metodologiche. La prima quella di considerare il Pd come nucleo centrale di una riflessione, ad ampio spettro, sulla sinistra in generale. La seconda quella di partire in medias res, dalla segreteria Elly Schlein.

Il Pd in mezzo alla gente

La grande operazione (palese ed evidente), l’obiettivo di lungo termine della segreteria Schlein è riportare il Pd in mezzo alla gente.

Operazione ardua, se si usano altri termini per riformare la proposizione: ricongiungere popolo ed élite. Mission impossible dei nostri giorni: pensare di riunire due categorie – socialmente e culturalmente – lontane anni luce. Riaccorciare le distanze, i solchi abissali che la stessa sinistra ha contribuito ad allargare, a dismisura, nel percorso (lento ma inesorabile) che dalle fabbriche l’ha portata ai palazzi del potere.

Una strada a senso unico che ora è difficile invertire. Nel momento in cui il Pd non è soltanto entrato, come si suol dire, nella stanza dei bottoni. È la stanza dei bottoni ad esser diventata, metaforicamente parlando, il Pd. 

Il paradosso è che a voler compiere questa virata, a 360 gradi, verso le periferie, la vita “vera e dura”, è una ragazza – per colpa sicuramente non sua – emblema della borghesia capalbina e radical chic: quella cashmere e centri sociali, Rolex e pugno chiuso.

I tre cortocircuiti: lavoro

Al lettore dotato di buon senso, basterà passare in rassegna le contraddizioni, i cortocircuiti relativi a tre grandi cavalli di battaglia della sinistra Dem (ambiente, diritti civili, lavoro) per potere tracciare la sua personale, esaustiva risposta in riferimento alla questione posta in principio.

Partendo dal lavoro, Elly Schlein ha più volte fatto riferimento al tema del salario minimo. Questione molto delicata che solleva un tema, per me cruciale, che è quello di un innalzamento generale del livello dei salari italiani. 

Il punto è questo: siamo tutti d’accordo a ridurre il cuneo fiscale, aumentare pensioni e salari. Ma i conti vanno fatti con l’oste. È il principio della coperta: se la tiri da un lato, è corta dall’altro. Pertanto, a meno che non si vogliano sfasciare i conti pubblici, l’unica misura necessaria ed indispensabile per aumentare gli stipendi degli italiani è il vecchio mantra berlusconiano: meno tasse, per tutti

Diritti civili

Passando ai diritti civili, credo che su questo asset il Pd abbia delle responsabilità molto chiare. I diritti civili non possono diventare lo schermo, il pretesto per attaccare gli avversari politici. Non possono essere strumentalizzati per insinuare l’ideologia nel campo, sacro e naturale, dei diritti individuali. Per i cittadini comuni, viene prima “il diritto di avere diritti”. Ma per i politici, oltre agli onori anche gli oneri. Dalla responsabilità del potere legislativo, dovrebbe derivare “il dovere di avere doveri”

In questo caso, il dovere di ogni politico alla serietà. Specie per quella parte politica che ha avuto in Enrico Berlinguer la sua radice, evidentemente perduta o tradita, storico-ideologica.

L’ambiente

Terzo cavallo di battaglia: l’ambiente. Su questa dimensione – come in tante altre – la sinistra compie un vecchio gioco: si appropria in modo arbitrario di una sensibilità facendo finta di ignorare che tale sensibilità ha senza alcuna ombra di dubbio una radice – oltre che sociale – anche liberale e conservatrice (si faccia riferimento, ad esempio, alla legge di Benedetto Croce per la tutela del paesaggio).

Questo paternalismo morale da cui trae origine l’ossessione socialdemocratica alla pianificazione cela una visione della società civile e dei singoli individui al limite del grottesco (per non dire autoritaria). Al fondo, un’idea dell’uomo che va costantemente monitorato, indirizzato, punito.

Credo che la questione iniziale andrebbe dunque riformulata: non tanto cercare – con il rischio di trovare ben poco – cosa effettivamente sia rimasto della sinistra piuttosto guardare ai vuoti enormi, profondi lasciati. Il perché è chiaro: i vuoti, in politica, si colmano. Per il politico intelligente, nessuna indicazione. A buon intenditor poche parole.