Cultura

La truffa del multiculturalismo, l’ideologia europea che ci porta alla sottomissione

Parla l’autrice di “Eurabia”, Bat Ye’or. Una dottrina, oggi nel Dna dell’Unione europea, veicolo politico dell’immigrazione di massa che in pochi decenni ha trasformato l’Europa

donne velo islam

Bat Ye’or, ovvero “Figlia del Nilo”, è autrice di studi pionieristici sulla condizione sociale delle minoranze religiose nel mondo islamico. È lei ad aver introdotto i termini “Dhimmitudine” ed Eurabia nel dibattito pubblico. Con lucida precisione e competenza storica, in questa intervista affronta temi cruciali per il futuro dell’Europa.

Come nasce il multiculturalismo

DAVIDE CAVALIERE: Vorrei cominciare da quanto è avvenuto nel Regno Unito, dove comuni cittadini e militanti identitari si sono scontrati con bande di musulmani e gruppi filo-palestinesi. Il multiculturalismo, inteso come pacifica convivenza tra gruppi etnici e religiosi differenti, è fallito?

BAT YE’OR: È chiaro che il multiculturalismo, oggi, appare come una truffa su vasta scala. Il suo obiettivo proclamato è la coesistenza pacifica tra le culture, dove il termine cultura è qui usato, in senso lato, per mascherare il termine religione. Perché questa omissione? Esistono religioni nemiche? Il presidente Barack Obama ha detto che tutte le religioni predicano l’amore e la pace, ma no! Le religioni non sono identiche, alcune sono intolleranti e dominatrici e hanno provocato guerre. Facciamo attenzione all’irenismo. Possiamo stabilire una coesistenza pacifica tra le culture se le religioni che ne plasmano le espressioni e i valori predicano la nostra distruzione?

Il multiculturalismo è un’ideologia politica di origine europea, che sostiene la coesistenza pacifica tra diversi gruppi etno-religiosi. Questa dottrina è stata creata dal Consiglio europeo, il massimo organo dell’Unione europea, che rappresenta i capi di Stato degli Stati membri.

È stata espressa per la prima volta in Europa negli anni ’70 da storici e arabisti filo-islamici. Essa sottolineava la benefica tolleranza della dominazione araba nei confronti delle “minoranze” ebraiche e cristiane, in particolare in Andalusia e nell’Impero Ottomano. Un flusso di pubblicazioni di eminenti storici in tutti i campi ha inondato il pubblico per decenni. Esaltavano la tolleranza del governo islamico e la sua superiorità rispetto al cristianesimo arretrato e bigotto. Questo indottrinamento accompagnava la politica di massiccia immigrazione islamica in Europa e mirava ad abbattere i freni nazionalisti che ostacolavano la fusione intraeuropea dell’Unione.

Jacques Berque, uno dei suoi più attivi sostenitori in Francia, voleva vedere diverse “Andalusie”, cioè Stati musulmani, sparsi per l’Europa. Oltre all’Andalusia, i militanti del multiculturalismo portavano il Libano come esempio di meravigliosa coesistenza multiculturale islamo-cristiana e accusavano Israele, uno Stato nazionale, di volerlo distruggere per gelosia. Il multiculturalismo promuoveva un’Europa senza confini, sottomessa all’Islam, come in Andalusia, e fortemente ostile al sionismo e allo Stato di Israele, accusato, per la sua sola esistenza, di essere la causa degli attuali conflitti islamico-europei. Se solo Israele scomparisse, la convivenza euro-islamica tornerebbe ad essere idilliaca.

Il multiculturalismo è un movimento consensuale saldamente radicato nell’Unione europea, nel cuore dei settori educativo, sociale e politico. È rappresentato ai massimi livelli da vaste reti di lobby, comitati, associazioni e progetti, a cui si aggiungono organi di censura per neutralizzare e sopprimere qualsiasi opinione contrastante.

Possiamo ora chiederci se questo multiculturalismo benevolo e felice sia davvero esistito nelle relazioni tra musulmani e cristiani. Forse nell’impero Judenrein del Terzo Reich tra il 1940 e il 1945, dove c’era una vera e propria fraternizzazione tra gli europei nazisti e i loro colleghi musulmani nelle SS e nella Wehrmacht. Numerosi libri hanno recentemente sfondato il muro della censura per denunciare le falsificazioni storiche del mito andaluso. Se questo paradiso di ebrei e cristiani governato dalla sharia non è mai esistito, a cosa è servita la costruzione di quell’immensa macchina politica transnazionale che è il multiculturalismo? Non è riuscito nemmeno a salvare il Libano dal caos.

Questa dottrina, che oggi costituisce il Dna dell’Unione europea, è stata il veicolo politico dell’immigrazione di massa che ha trasformato l’Europa nel giro di pochi decenni. Dietro la sua facciata umanista si nascondevano questioni strategiche ed economiche transcontinentali.

Sembra quindi che la violenza che ha lacerato la società britannica, nota per la sua tolleranza, sia un sintomo del caos e della destabilizzazione nazionale causati dalla collisione dei costumi stranieri importati e imposti alla Gran Bretagna. È il confronto tra la dottrina irenica e immaginaria del multiculturalismo, che predica l’amore e la pace sociale attraverso la mescolanza delle culture e, dall’altra parte, la violenza di una realtà vissuta dal popolo e negata dalle élites al potere, pronte a punire il proprio popolo se si ribella alla loro dottrina.

L’allineamento euro-arabo

DC: Ogniqualvolta gli europei manifestano la loro contrarietà all’immigrazione o denunciano l’eccessiva tolleranza delle autorità verso l’Islam, le classi dirigenti dell’Occidente parlano di “rigurgiti” di fascismo e di “fake news” russe. Da dove deriva questa incapacità di comprendere le cause della rabbia e del malessere dei popoli?

BYO: Il rifiuto di comprendere l’opposizione nazionalista all’immigrazione islamica di massa non deriva da una mancanza di informazione da parte delle élites al potere, ma dall’inesorabile rifiuto di rompere gli accordi e gli impegni assunti dai Paesi dell’Ue negli ultimi quattro decenni con i Paesi arabi e musulmani. I due Paesi in prima linea in questa politica, Francia e Gran Bretagna, hanno promosso una politica di associazione tra gli Stati della Comunità europea e i Paesi musulmani, soprattutto quelli produttori di petrolio, sin dalla fine del 1969. In quel periodo, i Paesi arabi si stavano unendo sotto la bandiera del nazionalismo arabo modellato sulla jihad.

Il riavvicinamento euro-arabo degli anni Sessanta e Settanta ha proseguito l’alleanza stretta dagli Stati fascisti e nazisti con i movimenti antisemiti arabi e musulmani degli anni Trenta e Quaranta. Le Camicie Verdi in Egitto, che negli anni Trenta riunirono decine di migliaia di giovani, e il Movimento Popolare Siriano di Antoun Saadé si ispirarono apertamente a questi movimenti. Questi gruppi propugnavano lo sterminio degli ebrei e l’eliminazione del sionismo.

All’interno di questa convergenza nazista euro-islamica, una corrente cristiana ostile alla civiltà giudaico-cristiana esprimeva la sua ammirazione per l’Islam. Pertanto, accusare oggi i movimenti nazionali dell’Ue di essere nazisti e fascisti quando combattono l’islamizzazione dei loro Paesi è un sovvertimento della storia e una negazione della realtà.

L’influenza del Jihad

DC: Cosa ci può dire dell’allenza tra estrema sinistra e Islam?

BYO: L’alleanza tra i movimenti marxisti e terzomondisti e l’Islam è stata oggetto di numerosi studi. Ma qui mi concentrerò su un argomento tabù: l’influenza del movimento jihadista sull’Ue e sulla politica internazionale.

Come ho detto, il multiculturalismo, che è in realtà il desiderio irriducibile di legare l’Europa all’Islam, è nel Dna dell’Unione europea, che nel 1957 ha eletto Walter Hallstein come primo presidente della Commissione europea per dieci anni. Hallstein era stato un ufficiale nazista molto favorevole all’Islam, proprio come i suoi colleghi collaborazionisti dell’epoca. Tutti i principali testi internazionali a partire dagli anni Settanta, siano essi politici, strategici o culturali, sottolineano questo desiderio occidentale di legarsi all’Islam. Lo si vede chiaramente nei testi dell’Alleanza delle Civiltà creata nel 2005. Si tratta di una forte tendenza che risale agli anni Venti, basata sulla lotta comune euro-islamica contro il sionismo e contro il Trattato di Losanna del 1923, che confermava la legittimità di uno Stato ebraico nella sua patria.

Questa lotta ha portato alla Shoah nei territori del Terzo Reich, ai raid contro gli ebrei nei Paesi arabi, alla loro espulsione e, a partire dal 1947-48, alle guerre di sterminio contro lo Stato di Israele. Questo movimento euro-arabo e cristiano-islamico è durato per tutto il XX secolo. L’emigrazione in Egitto e in Siria, durante il periodo nasseriano, di criminali nazisti convertiti all’Islam gli diede una struttura. Essi assunsero posizioni di rilievo nel governo egiziano in relazione alla guerra contro lo Stato ebraico e fornirono istruttori militari all’OLP e nella propaganda. Fu questa collaborazione con Amin al-Husseini, in particolare, a dare origine al movimento del jihad nazificato, che è ancora vivo oggi ed è stato studiato dagli specialisti nell’ultimo decennio. Mi riferisco al “palestinismo” nato dalla fusione dei fondamenti teologici della jihad con le tematiche antisemite naziste. È qui che l’odio antiebraico cristiano e musulmano si fondono.

L’Unione europea non cambierà strada. Sta brandendo sanzioni e minacce contro l’Ungheria ribelle e ha bloccato i popoli europei in una rete di leggi che li paralizzano. È chiaro che questa politica rifiuta il giudeo-cristianesimo proprio come il nazismo. Infatti, i nazisti disprezzavano le origini ebraiche del cristianesimo e si rammaricavano che l’Europa non fosse stata islamizzata nel 732 a Poitiers.

D’altra parte, non dobbiamo minimizzare le pressioni esercitate sulla Ue dai Paesi della Lega Araba e dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), che riunisce 56 Paesi musulmani o a maggioranza musulmana. Come dimostrano i numerosi testi che ho pubblicato, questa pressione mirava a mantenere aperta l’immigrazione islamica, a promuovere l’entrisme, la discriminazione positiva (favoritismo verso i musulmani), la mescolanza e a incoraggiare lo sviluppo di costumi e leggi islamiste nell’istruzione e nella cultura. Ciò ha portato allo sviluppo di quello che è noto come il “nuovo antisemitismo”, che non è altro che la giudeofobia manifesta, rivendicata e comune nei Paesi musulmani e familiare agli ebrei di quei Paesi.

DC: All’Università di Torino, durante le proteste anti-Israele degli ultimi mesi, un imam è stato invitato dagli studenti filopalestinesi a tenere un sermone. Le foto dell’evento mostrano gli studenti maschi separati dalle loro colleghe. Come è stato possibile che studenti universitari occidentali, benpensanti e progressisti, simpatizzino per l’Islam e per organizzazioni come Hamas?

BYO: Credo che dalla guerra del petrolio dell’ottobre 1973 stiamo vivendo un periodo di jihad in Occidente e soprattutto in Europa. La jihad è un tipo particolare di guerra che non si limita a dispute territoriali come altri conflitti che si concludono con trattati di pace. L’obiettivo della jihad è islamizzare il pianeta e sradicare la miscredenza. È una guerra di civiltà con codici militari propri e principi giuridici religiosi ben sviluppati.

Secondo questa ideologia, fermare l’immigrazione musulmana potrebbe essere considerato un casus belli per lanciare la jihad. Le continue vessazioni di Hamas e Hezbollah ai confini di Israele sono una tattica jihadista tradizionale. Gaza è stata trasformata, sotto gli occhi e con l’approvazione dell’Ue, in una roccaforte sotterranea del terrorismo, ossia in un ribat, una di quelle fortezze militari che, per oltre un millennio, hanno riunito i jihadisti per razziare, uccidere, bruciare e rapire ostaggi nelle terre di confine cristiane.

Occidentali islamizzati

Il comportamento degli studenti a cui lei fa riferimento è quello di persone ormai profondamente islamiche, che aderiscono ai criteri religiosi della separazione dei sessi e della guerra contro i miscredenti ebrei e cristiani, perché le due cose sono inscindibili. Questo comportamento è perfettamente normale in qualsiasi società islamica. Se cambiate la parola progressista con islamista, avrete la risposta alla vostra domanda.

In un’atmosfera islamista si può essere progressisti e continuare a sostenere la guerra di sterminio del popolo ebraico da parte di Hamas, che è l’incarnazione della fede jihadista contro l’Occidente miscredente. Non vogliamo vedere che questi occidentali sono stati islamizzati perché crediamo che tutti gli occidentali condividano i nostri valori. Ma è chiaro che l’Occidente ha addestrato degli islamisti all’odio verso il modello giudaico-cristiano. Si può anche sostenere il piano palestinese di sterminio degli ebrei pur essendo cristiani, per odio verso gli ebrei. Abbiamo una lunga storia di questo tipo.

La sua domanda pone quindi un problema fondamentale: i nostri leader hanno tollerato l’importazione e la riproduzione nei Paesi dell’Ue dei modelli educativi, religiosi e sociali dei Paesi musulmani? La risposta è chiaramente sì, perché i risultati di quarant’anni di politica sono sotto i nostri occhi. Se avessimo avuto una politica diversa, non avremmo avuto questi risultati. Sono le conseguenze delle decisioni prese e della loro attuazione. Non appaiono all’improvviso. Dobbiamo avere il coraggio di uscire dalla negazione e imparare a vedere e affermare l’ovvio.

Una dottrina europea

La seconda domanda è: perché? La mia risposta è: perché era esattamente quello che volevano questi capi di Stato. In tre libri ho studiato l’introduzione nei Paesi membri dell’Ue delle decisioni che hanno portato alle conseguenze che vediamo oggi. Si tratta di Eurabia (Lindau, 2007), Verso il Califfato Universale (Lindau, 2008) e Comprendere Eurabia (Lindau 2015). Contro i miei libri è stata condotta una campagna diffamatoria di criminalizzazione nelle principali università britanniche e statunitensi, sulla stampa internazionale e su Wikipedia.

La dottrina europea del multiculturalismo nasconde e nega totalmente la realtà storica della jihad e quella della dhimmitudine, ovvero lo studio dello status giuridico di ebrei e cristiani e di altri popoli non musulmani che vivono sotto la sharia. Il multiculturalismo – che non parla di jihadelogia la tolleranza dell’Islam e incolpa l’Occidente per le crociate e per la colonizzazione, per Israele e per il sionismo. Tuttavia, solo la conoscenza dei concetti storici fondamentali dell’ideologia del jihad e dei principi teologici e giuridici della dhimmitudine può permetterci di comprendere la continuità e il significato degli eventi contemporanei.

È importante sottolineare che né tutti gli attuali capi di Stato musulmani né tutti i musulmani aderiscono all’ideologia jihadista. Tuttavia, avremmo voluto sentire la voce forte di un Islam moderno che rifiuta i principi di sterminio della jihad.

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