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Dal gas al commercio, le sanzioni preventive di Putin: è Mosca a danneggiare i nostri interessi nazionali

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“Gli interessi nazionali italiani”. Quante volte, nelle ultime settimane di crisi in Ucraina, abbiamo sentito invocare gli “interessi nazionali italiani”, soprattutto da parte di chi è critico della Nato e incline a giustificare le ragioni di Putin? Questi “interessi nazionali”, tuttavia, rimangono sempre un concetto astratto, non sono mai definiti. Il fronte è lontano, si combatte nel Donbass, difficilmente la guerra arriverà a lambire il territorio italiano, quindi non sono in gioco, comunque, interessi di sicurezza nazionale in senso stretto. A parte i circa due mila connazionali che vivono in Ucraina e non hanno ancora fatto le valige (o che non intendono neppure farle), nessun italiano rischia la vita. Gli interessi che ci riguardano sono dunque soprattutto economici: il gas, prima di tutto, poi il commercio con i due Paesi coinvolti, con la Russia e con l’Ucraina. E adesso chi sta minacciando questi interessi? La risposta vi sorprenderà (come reciterebbe un titolo da acchiappa-click).

Infatti c’è un unico Paese coinvolto nella crisi che sta danneggiando sistematicamente gli interessi italiani: la Russia di Putin. Benché Maria Zakharova la portavoce del ministro Lavrov abbia affermato, alla tv italiana, che la fornitura di gas “è garantita”, la realtà è l’opposto. Da dicembre a gennaio, infatti, la fornitura di gas russo per l’Italia è stata ridotta del 43 per cento. E non ci sono giustificazioni tecniche o commerciali che tengano, perché la Russia, negli stessi mesi, non ha mai ridotto l’esportazione di gas alla Germania. Fra l’altro, il flusso è ripreso ai volumi pre-crisi dopo la breve consultazione telefonica fra il premier Draghi e il presidente Putin, quindi vuol dire che c’è solo una scelta politica dietro alla decisione di chiuderci il rubinetto a metà. Il messaggio è chiarissimo (e a leggere fra le righe anche la Zakharova lo ha detto): se fate i bravi, non chiudiamo il rubinetto. Ma intanto una strizzatina ve l’abbiamo data. La Germania, ventre molle dell’Europa e corteggiata per varare il raddoppio del gasdotto Nord Stream, deve essere favorita. Tutti gli altri, invece, devono capire di non appoggiare la causa ucraina.

Quanto ha inciso quella “strizzatina” russa sul caro bollette che sta mettendo in croce famiglie e aziende in Italia? Tanto. Basti pensare che il gas russo pesa sul 38 per cento dei consumi in Italia. Mosca è il nostro primo fornitore. E la nostra produzione energetica dipende dal gas per il 42 per cento, una percentuale quasi doppia rispetto alla Germania (per non parlare della Francia). I governi che si sono succeduti finora, respingendo tutte le alternative possibili (no al Tap, no alle trivelle, no ai rigassificatori, no ad altre fonti energetiche, ecc…) ci hanno messo nella condizione in cui, se la Russia starnutisce, noi prendiamo la polmonite.

Il capitolo commercio, in senso lato, dimostra ancora una volta che è il regime di Putin che sta danneggiando i nostri interessi. L’Unione europea, infatti, sta solo discutendo sulle sanzioni, ma il Cremlino, senza neppure annunciarle, le ha già applicate contro di noi. Mosca ha vietato, per almeno due mesi, l’esportazione nel resto del mondo del fosfato di ammonio e di altri fertilizzanti di cui è oligopolista, proprio nel periodo in cui dobbiamo coltivare i campi. Questo “scherzo” provocherà, secondo i Consorzi agrari d’Italia, uno “tsunami dei prezzi” di tutti i derivati del grano: pasta, pane, farina di grano duro. Una crisi da “assalto ai forni”, dunque, è anch’essa direttamente provocata dalle politiche intimidatorie decise dal Cremlino. E in piena crisi economica, in tempi di inflazione, non ne avevamo proprio bisogno.

Dunque, di cosa parlano quelli che invocano gli “interessi nazionali”, affermando che l’Italia dovrebbe essere più indipendente dagli Usa e più amica della Russia? Ignorano cosa ci sta facendo Mosca? Oppure lo sanno e proprio per questo parlano di “interessi nazionali”? Perché, soprattutto fra i sovranisti, si nota questa netta tendenza al masochismo. Come quando tutti gli europei sono diventati filo-arabi nel 1974, dopo lo sciopero petrolifero dei Paesi arabi dell’Opec, offesi perché l’Europa non era abbastanza ostile a Israele. Dovevamo lasciargli distruggere lo Stato ebraico, assecondando gli scopi dei regimi islamici che non ne ammettono l’esistenza, altrimenti l’avremmo pagata cara, subendo il terrorismo e andando in bicicletta invece che in auto. E allora, anche chi non era ancora anti-sionista lo è diventato, pur di ammansire l’aggressore e il ricattatore. Oggi, con la Russia, si nota lo stesso atteggiamento. Ma allora, per favore, non parliamo di orgoglio, né di sovranismo e neppure di interessi nazionali.

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