Esteri

Regalo di Stalin? Putin dimentica il patto con Hitler per spartirsi la Polonia

Regioni polacche annesse all’Urss mai restituite. La notizia non è l’ennesima minaccia, ma l’uso di una lettura filo-sovietica della storia purtroppo diffusa anche in Occidente

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Velate minacce russe alla Polonia. Ormai, l’aspetto intimidatorio in sé è poco credibile, considerando che la Russia di Vladimir Putin non ha reagito neppure all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato (un tabù inviolato fino al 2022). La notizia interessante, semmai, è in che termini viene formulato questo ennesimo monito a Varsavia. Infatti, durante una riunione del Consiglio di sicurezza a Mosca, commentando i presunti piani della Polonia di occupare l’Ucraina occidentale, Putin ha dichiarato che la Russia potrebbe ricordare a Varsavia il fallimento dei suoi precedenti “piani espansionistici”.

La storia secondo Putin

Riferendosi al presente, Putin accusa:

Il fuoco della guerra viene tenuto strenuamente acceso. In particolare, essi (le democrazie occidentali, ndr) sfruttano le ambizioni dei leader di alcuni Stati dell’Europa orientale, che da tempo hanno fatto dell’odio per la Russia e della russofobia la loro principale merce di esportazione e uno strumento della loro politica interna. E ora vogliono scaldarsi le mani sulla tragedia ucraina.

Storicamente parlando, Putin legge la storia polacca come un susseguirsi di aggressioni e annessioni, ai danni dei vicini più deboli. Dimentica volutamente che per un secolo (dal Congresso di Vienna alla Prima Guerra Mondiale) la Polonia era stata spartita fra Russia, Prussia e Austria e solo nel 1918 riacquisì l’indipendenza. Per poi essere di nuovo invasa e spartita, nel settembre del 1939, da Germania e Unione Sovietica.

Ma per Putin, è sempre colpa della Polonia, che venne “sfruttata” anche in quell’occasione dalle democrazie: “fu gettata dagli alleati occidentali per essere divorata dalla macchina militare tedesca”, perdendo la sua indipendenza e la sua statualità, “che fu ripristinata in gran parte grazie all’Unione Sovietica”. Che però l’aveva invasa, piccolissimo dettaglio.

Putin si spinge oltre e ritiene che i polacchi esistano solo grazie a Stalin.

Ed è stato grazie all’Unione Sovietica, grazie alla posizione di Stalin, che la Polonia ha ricevuto importanti terre a ovest, le terre della Germania. È proprio così… i territori occidentali dell’attuale Polonia sono il regalo di Stalin ai polacchi. I nostri amici di Varsavia se ne sono dimenticati? Glielo ricorderemo.

I polacchi se per questo ricordano anche che più del 40 per cento del loro territorio ante-guerra venne annesso dall’Unione Sovietica. Oggi fa parte della Bielorussia e dell’Ucraina.

Il patto con Hitler

Quel che è interessante, nel discorso di Putin, è la scomparsa del Patto Ribbentrop-Molotov, o per lo meno del suo ridimensionamento a mero “accordo di non aggressione”, temporaneo, con la Germania di Hitler. Ci volle mezzo secolo prima che, nel dicembre del 1989, il Congresso dei deputati del popolo dell’Urss riconoscesse quel torto storico: aver ridisegnato la mappa della Polonia (e di tutta l’Europa orientale) assieme a Hitler, per una spartizione.

Alla vigilia di Natale del 1989, il “parlamento” sovietico condannò per la prima volta quel patto col diavolo e tutti i successivi accordi con Berlino. La nuova versione ufficiale russa della storia, ritorna invece al negazionismo più rigoroso. Nell’agosto del 2019, in occasione dell’80mo anniversario del Patto Ribbentrop-Molotov, la Duma russa aveva negato la responsabilità sovietica della spartizione della Polonia e dei Paesi Baltici e ha ritenuto le democrazie occidentali le principali responsabili dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Togliendoci le lenti distorcenti sovietiche, la storia andò così: nel 1938 Hitler annesse la regione dei Sudeti, di fatto smembrando la Cecoslovacchia, con il tacito assenso delle democrazie occidentali a seguito degli accordi di Monaco. Nel marzo 1939, violando le promesse di non aggressione, il dittatore tedesco invase anche il resto della Cecoslovacchia. A quel punto le diplomazie europee compirono i loro ultimi vorticosi giri di valzer per prepararsi a una guerra ormai inevitabile. Francia e Gran Bretagna offrirono garanzie solide di sicurezza alla Polonia, per evitare che facesse la stessa fine della Cecoslovacchia. Poi cercarono di allearsi con l’Urss, ma Stalin, dopo Monaco, non si fidava più.

Le trattative fra Urss e anglo-francesi proseguirono fino a luglio, ma già nella primavera del 1939 il dittatore sovietico aveva deciso di allearsi con Hitler: se non puoi combattere un nemico, unisciti a lui. Anche perché la Polonia, invasa dall’Armata Rossa e sopravvissuta per miracolo nel 1920 (appena 19 anni prima) non voleva neppure sentir parlare di un’alleanza con i sovietici, che avrebbe comportato il transito della stessa Armata Rossa sul suo territorio.

Dall’altra parte, con la sua solita foga passivo-aggressiva, Hitler offrì un’alleanza alla Polonia in funzione anti-sovietica, ma al rifiuto di Varsavia (che non si fidava dei tedeschi, per le stesse ragioni per cui non si fidava dei sovietici) iniziò a preparare un’invasione. Per coprirsi le spalle, entrò in trattative con Stalin, prima solo per accordi di “normalizzazione” soprattutto commerciali, poi per una vera e propria spartizione territoriale della Polonia, alla vecchia maniera dei sovrani assoluti.

La spartizione della Polonia

Fu così che scoppiò la Seconda Guerra Mondiale: con un accordo di spartizione territoriale che riguardava tutta l’Europa orientale, siglato dai ministri degli esteri tedesco Ribbentrop e sovietico Molotov, sotto lo sguardo soddisfatto di Stalin, a Mosca, il 23 agosto 1939.

Il 1 settembre fu la Germania a invadere la Polonia per prima. Il 17 settembre, però, fu la volta dell’Urss che entrò nelle regioni orientali, senza dichiarare guerra, ma con il pretesto di “proteggere” le popolazioni locali bielorussa e ucraina dalla “disintegrazione dello Stato” polacco. Ricorda qualcosa? Alla fine di settembre, tedeschi e sovietici si spartirono tutto il territorio e celebrarono anche l’evento con una parata congiunta a Brest.

I sovietici deportarono circa mezzo milione di polacchi, dall’ottobre 1939 al giugno 1941. Gli ufficiali presi prigionieri, circa 20 mila, vennero tutti fucilati e sepolti nelle fosse comuni di Katyn (Russia occidentale). Un crimine immenso che Stalin e i suoi successori continuarono a negare, che venne ammesso solo dopo il 1989, ma che oggi la stampa ufficiale russa torna a negare, definendola ancora, come ai tempi di Stalin, una “provocazione tedesca”.

Anche nella repressione, tedeschi e sovietici si coordinarono, tramite commissioni militari e politiche. Il massacro degli ufficiali polacchi ordinato da Stalin, avvenne quasi contemporaneamente alla purga delle élite (civili, religiose e militari) condotta dai tedeschi nella parte del Paese da loro occupata.

Polonia mutilata

La storia successiva è nota a tutti. Fu Hitler a rompere il patto con Stalin e a invadere l’Urss il 22 giugno del 1941. La parte di storia che invece si stenta a ricordare è il tutt’altro che “lieto” fine, quando l’Armata Rossa tornò in Polonia orientale nell’estate del 1944. Negli ultimi mesi del conflitto e nell’immediato Dopoguerra, i tedeschi vennero cacciati in massa dai territori che Stalin avrebbe assegnato alla Polonia. Ma le regioni che erano state annesse dall’Urss a seguito del Patto Ribbentrop-Molotov, rimasero all’Urss.

Quindi la Polonia fu di nuovo mutilata di quasi la metà del suo territorio, per essere “ricompensata” con l’acquisizione delle regioni tedesche orientali. E fu una tragedia umana colossale: la cacciata di circa 7 milioni di tedeschi per far spazio ai polacchi, ma anche un trasferimento forzato di quasi 1 milione di polacchi dalle regioni annesse dall’Urss verso la “nuova” Polonia. E questo in violazione tutti i principi della “autodeterminazione dei popoli” sanciti dagli Alleati, sin dalla Carta Atlantica del 1941.

Tentativo di riscrivere la storia

Queste colpe, ammesse dall’Urss nei suoi ultimi due anni di esistenza, ora tornano ad essere un tabù. Putin cerca di ricostruire la storia a modo suo per giustificare una continuità della politica estera russa contro l’Occidente, assolvendo Stalin da tutti i suoi crimini e finendo persino con l’assolvere Hitler dalla responsabilità della guerra.

E ciò dovrebbe farci riflettere, perché anche in Italia, ancora oggi, prevale una storiografia di stampo sovietico. Quando il Parlamento europeo, nel 2019, ha emesso una risoluzione che condannava il Patto Ribbentrop-Molotov come causa della Seconda Guerra Mondiale, oltre alla Russia a protestare e sollevare eccezioni sono stati soprattutto storici, politici e anche magistrati italiani.

Anche nelle nostre scuole e università, per non parlare dei programmi divulgativi, il Patto Ribbentrop-Molotov viene sbianchettato, o ridotto a mero “accordo di non-aggressione”, una trovata geniale di Stalin per prepararsi alla guerra con Hitler. Insomma, Putin qui in Italia ha la sua platea, anche colta. Se cambia la storia, dalle nostre parti pochi ci trovano qualcosa di strano. Ed anche per questo siamo ancora il popolo europeo occidentale più putiniano.

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